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05 ottobre 2025
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GB: ampliati poteri della polizia per limitare proteste pro Pal
di Marilina Mazzaferro

Il governo del Regno Unito ha annunciato oggi che alla polizia saranno conferiti maggiori poteri per limitare le proteste, a seguito di un'ondata di manifestazioni pro-Palestina su larga scala in tutto il paese.

I funzionari hanno citato le preoccupazioni per la sicurezza delle comunità locali, in particolare dei residenti ebrei, dopo l'attacco alla sinagoga di Manchester di giovedì, come giustificazione per la decisione, ma si tratta di una giustificazione retroattiva delle limitazioni che le forze dell'ordine avevano già imposto in precedenti occasioni.

Il Ministro degli Interni britannico Shabana Mahmood ha dichiarato che la polizia sarà ora in grado di valutare "l'impatto cumulativo" delle ripetute proteste al momento di decidere se imporre restrizioni. Il governo ha inoltre confermato che esaminerà tutta la legislazione sulle proteste per garantire la sicurezza pubblica, pur mantenendo le libertà fondamentali. "Il diritto di protestare è una libertà fondamentale nel nostro paese. Tuttavia, questa libertà deve essere bilanciata con la libertà dei vicini di vivere la propria vita senza paura", ha affermato Mahmood.

Sabato, oltre 1.000 persone si sono radunate a Trafalgar Square, nel centro di Londra, per protestare in solidarietà con i palestinesi, nel contesto della guerra genocida israeliana in corso nella Striscia di Gaza, sfidando le richieste del Primo Ministro Keir Starmer e della Polizia Metropolitana di rinviare l'evento.

Quasi 500 manifestanti sono stati arrestati per aver sostenuto Palestine Action, alcuni dei quali hanno compiuto atti di disobbedienza civile. Gli organizzatori della manifestazione hanno respinto le richieste di annullamento del raduno, sottolineando di voler mostrare solidarietà alle comunità ebraiche colpite dall'attacco alla sinagoga e sottolineando che "annullare le proteste pacifiche permette al terrore di vincere".

L'attacco mortale di giovedì a Manchester ha causato due morti, una persona fuori dalla sinagoga e un'altra colpita da colpi d'arma da fuoco sparati dagli agenti intervenuti. Altre tre persone rimangono ricoverate in ospedale, tra cui una persona che si ritiene sia stata colpita accidentalmente dalla polizia. L'aggressore, identificato come Jihad Al-Shamie, un cittadino britannico di 35 anni di origine siriana, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco dalla polizia pochi minuti dopo l'attacco.

Le autorità antiterrorismo hanno arrestato quattro persone sospettate di reati di terrorismo connessi all'incidente.

Nei mesi precedenti l'attacco di Manchester, le autorità britanniche avevano già avviato una repressione radicale del movimento pro-Palestina, criminalizzando il sostegno al gruppo di attivisti Palestine Action e arrestando centinaia di persone durante le manifestazioni in tutto il paese.

La polizia aveva imposto rigide condizioni alle marce e aveva ripetutamente esortato gli organizzatori ad annullarle, adducendo preoccupazioni per l'ordine pubblico. L'attacco di Manchester viene ora utilizzato dalle autorità come pretesto per intensificare queste misure, con il governo che ora impone maggiori poteri alla polizia e restrizioni più severe alle proteste.

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