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03 ottobre 2025
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Rivendicazioni sioniste sulla Palestina e diritti dei palestinesi
di Alberto Pantaloni *

Il sionismo è un'ideologia nazionalista, come tante altre. Il movimento sionista è un movimento nazionalista, come tanti altri.

Questa cosa l'ha spiegata benissimo Eric Hobsbawm: «col carattere estremo delle sue rivendicazioni», esso «implicava [in realtà implica ancora come tristemente vediamo] la conquista di un territorio, l'invenzione di una lingua e la secolarizzazione delle strutture politiche di un popolo la cui unità storica era esclusivamente consistita nella pratica di una religione comune».

Quello che mi fa sorridere e che ci sono qui nella mia bolla alcuni amici e amiche che insistono a parlare di un "sionismo di sinistra" che non si capisce in che modo si distinguerebbe sostanzialmente dal sionismo "di destra".

Lo storico israeliano Dan Tamir, nel suo volume del 2018 sul fascismo ebraico in Palestina dal 1922 al 1942, affronta la divisione del movimento sionista fra le tendenze liberale e socialista da una parte, che praticavano l’obiettivo di uno Stato ebraico attraverso strumenti economici (l’acquisto delle terre dagli Arabi), sociali e culturali e il compromesso con Arabi e autorità britannica, e i revisionisti dall’altra, che invece per lo stesso obiettivo ritenevano determinante una forte politica militarista e violenta, non disdegnando, in alcune loro frange, metodi terroristici.

Ciò su cui però non c'era alcuna contraddizione era la costruzione dello Stato d'Israele espropriando la terra dei Palestinesi e cacciando questi ultimi.

Scriveva infatti Theodor Hertzl, fondatore del movimento sionista, nel 1895: «Dobbiamo espropriare delicatamente la proprietà privata dei terreni che ci sono stati assegnati. Cercheremo di spronare la popolazione squattrinata oltre il confine procurandole un lavoro nei Paesi di transito, mentre le negheremo un impiego nel nostro Paese. I proprietari immobiliari si schiereranno dalla nostra parte. Sia il processo di espropriazione che l'allontanamento dei poveri devono essere condotti con discrezione e cautela».

Non era previsto, quindi, alcun modo di conciliare le rivendicazioni del sionismo sulla Palestina e il suo obiettivo esplicito di creare uno Stato ebraico sovrano, con i diritti e il benessere degli abitanti indigeni del Paese, come ricorda lo storico palestino-statunitense Rashid Khalidi, nel suo volume del 2014.

Questo è il drammatico, eterno, problema che nessuno vuole risolvere se non a spese della gente di Palestina.

* Dottore di ricerca in Storia contemporanea e Culture comparate

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