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03 ottobre 2025
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Boomer senza gloria
di Raffaele Florio

Ieri a Vibo Valentia, e non solo, alcuni studenti hanno manifestato per la Palestina. E come sempre, più che il corteo, a sfilare è stata la miseria culturale dei commentatori da social, quelli che non avendo mai avuto un pensiero politico originale, sfogano la frustrazione insultando i ragazzi.

“Ecco i fannulloni che troveranno il piatto in tavola al rientro.” Scrive chi, da decenni, trova puntualmente il piatto in tavola senza mai averlo guadagnato con un grammo di coraggio civile.

“Se gli domandavi il motivo per cui stessero manifestando nessuno sarebbe in grado di rispondere.” Sentenzia chi non saprebbe distinguere la Striscia di Gaza da una striscia pedonale.

E ovviamente non manca l’accusa immortale: “l’importante è non andare a scuola”. Pronunciata da chi la scuola l’ha frequentata il minimo indispensabile, e ancora oggi, a sessant’anni suonati, scrive “pultroppo” con la L.

Questi signori, che si atteggiano a giudici supremi della coscienza giovanile, sono gli stessi che negli anni ’70 si pavoneggiavano con i vinili dei Pink Floyd e urlavano “Another Brick in the Wall” contro il sistema.

Oggi, invece, davanti a dei ragazzi che provano a dire qualcosa sul massacro in corso, si scoprono improvvisamente difensori della disciplina, del registro scolastico e dell’assenza giustificata.

Il punto è semplice: loro hanno perso la memoria e la dignità. La memoria di quando protestare era un atto di coraggio e non di fannulloneria. E la dignità di ammettere che quei ragazzi hanno più coscienza di loro, che sono rimasti eterni adolescenti mai cresciuti, imbalsamati nelle proprie piccole certezze grammaticalmente traballanti.

La differenza è tutta lì: gli studenti oggi scendono in piazza, con la loro inesperienza e i loro errori, ma lo fanno. Questi “boomer senza gloria” invece scrivono frasi livorose, mentre scorrono distratti la tastiera unta di caffè macchiato e brioches.

La verità è che non sopportano i giovani non perché non vadano a scuola, ma perché gli ricordano di quando loro stessi erano capaci di indignarsi. Poi hanno smesso. E hanno iniziato a scrivere post rancorosi, con l’errore ortografico incorporato, simbolo perfetto di una generazione che ha tradito se stessa.

E allora sì: purtroppo per voi, non per i ragazzi.

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