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01 ottobre 2025
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Resistenza ora e anche dopo
di Rossella Ahmad

Ragioniamo a mente fredda su ciò che sta accadendo. Con pragmatismo, come ci insegna proprio Hamas, questo grande movimento di liberazione nazionale a cui si deve, nonostante l'immane dolore inflitto dai carnefici, l'evento straordinario di cui siamo testimoni: la trasformazione del mondo intero in causa palestinese.

Hamas non è un gruppo terroristico. Lo sa bene l'Unione Europea che, con difficoltà e solo a causa di eccezionali pressioni israeliane, acconsentì nei primi anni 2000 ad inserirlo in una non meglio specificata "lista dei gruppi terroristici", patrocinata dai due stati che più di ogni altro hanno praticato terrorismo su popolazioni inermi, e cioè Stati Uniti e, appunto, Israele.

Lo sa ancora meglio l'ONU, che, per bocca di uno dei suoi massimi rappresentanti, ha reso esplicito il fatto di considerare il movimento parte della Resistenza palestinese, legittimo secondo ogni parametro.

Hamas non ha mai mirato al potere, come vanno cianciando Israele ed i suoi lacchè, ma solo ed esclusivamente alla liberazione della Palestina, e la lotta armata - chiamatela come volete, anche terrorismo se vi fa piacere. Nulla cambia per il popolo palestinese - è per definizione un mezzo, non un fine.

È giunto al "governo", per ciò che può significare questo termine in un territorio sotto occupazione, mediante elezioni trasparenti, in base alle quali la volontà popolare ha sancito il suo ripudio di Oslo e dei fantocci che vi si prestarono.

Hamas è un'Idea di resistenza e di liberazione nazionale che, con pragmatismo, è capace di fare un passo indietro qualora la situazione sul campo lo richieda. Nella sua ottica, che è l'ottica di persone competenti ed intelligenti, il bene supremo è quello della libertà del popolo palestinese all'interno della sua terra violata. L'aggressività che non miri a fini politici non è un'opzione.

Con pragmatismo fece un passo importante allorché si dichiarò disposto ad accettare uno stato palestinese entro i confini del 1967. Uno stato sovrano, beninteso. E fermo restando il rispetto delle risoluzioni ONU, compresa la 194, l'ottemperanza alle quali basterebbe a mettere fine alla questione palestinese anche domani, senza spargimenti di sangue e piani di pace insulsi.

Ragionare in termini legali significa di per sé mettere in crisi un sistema fondato sulla rapacità e sulla sopraffazione. E questo difatti avvenne. L'intelligenza politica, la visione a largo spettro, non sono di tutti evidentemente.

Con pragmatismo valuterà anche questa propaganda travestita da diplomazia - credo che la missione della Flottilla ed il caso politico che ne è scaturito stiano turbando i sonni di parecchi governi - e con pragmatismo potrebbe tramutarlo in una vittoria politica alla faccia dei colonialisti che lo sponsorizzano.

Se Hamas dovesse accettare il piano, e dubito che possa accettarlo così come si presenta - una proposta di resa, condizionata a non meglio specificati vantaggi ed esposta con il consueto linguaggio della mafia internazionale - metterebbe comunque l'occidente di fronte alla sua ipocrisia per ciò che concerne uno stato palestinese praticabile e internazionalmente riconosciuto. E metterebbe all'angolo Israele che, come sanno ormai anche i sassi, mira ad accaparrarsi tutta la terra palestinese, ovviamente svuotata dei suoi abitanti.

La trasformazione di Gaza in un parco giochi per ricconi è e resterà il sogno bagnato di Trump - lo speculatore capitalista senza alcuna progettualità politica - così come il ritenere che i palestinesi possano trasformarsi in forza lavoro per l'imperialismo. Essere sopravvissuti ad un genocidio li mette in condizione di non temere più nulla, e non è stato invano.

Potrebbe non accettarlo, comunque. E giustamente. Io, ad esempio, non lo accetterei. Ma è più facile parlare di pancia quando non si porti sulle spalle la responsabilità di ciò che resta di un popolo, il peso di un futuro più che drammatico, mi rendo conto.

Faccio mie le parole di Moni Ovadia, il quale ha saggiamente dichiarato che il momento più difficile giungerà proprio quando termineranno i massacri. Quando fantocci di ogni genere si fionderanno a Gaza e tenteranno di smembrare il popolo palestinese, e di dividerlo, ciascuno per i suoi perversi obiettivi. Quello sarà il momento in cui far sentire più forte di sempre la voce dei popoli.

Stiamo a vedere. Tutto sarà bene ciò che verrà fatto nell'esclusivo interesse del popolo palestinese, della sua dignità e del suo incrollabile anelito ad un Altissimo Vivere, di cui ha dato già prova. Ed è l'onere che incombe interamente sulla Resistenza, e solo su di essa.

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