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Israeliano viene in Italia e capisce cosa succede a Gaza
di Rosa Rinaldi
Una famiglia israeliana fa un viaggio in Umbria e il padre scrive un post su ciò che ha visto, esprimendo grande stupore riguardo al sostegno che ha visto per la Palestina.
E incolpa i media israeliani che non mostrano esattamente cosa sta accadendo.
Ci tiene a dire che assolutamente non ha percepito antisemitismo (è sempre bene ribadirlo).
Ho tradotto il post e lo trovate più sotto perché è interessante sentire il punto di vista di un israeliano che fa un viaggio in Italia (in particolare in Umbria).
E questo dimostra quanto è importante continuare a esprimere sostegno alla Palestina, dato che gli echi arrivano fino in Israele.
Ori Goldeberg (analista israeliano che ha condannato il genocidio fin dalla prima ora) commenta però così il post in questione e sostiene che è una fesseria dare le colpa ai media
"Ogni volta che penso che i cavalieri della protesta abbiano toccato il fondo, mi sorprendo sempre di nuovo. Ora danno colpa ai media! [Dicono]: "è colpa loro! Non ci mostrano cosa viene fatto in nostro nome! Se solo lo sapessimo, ci fermeremmo! Non siamo così! È stato Netanyahu a rapirci e i media lo stanno aiutando! Per favore, amateci di nuovo!" .
Che serie di assurdità e sciocchezze! Tutti gli israeliani sanno esattamente cosa si sta facendo "in loro nome" a Gaza. E, a dire il vero, nessuno lo sta facendo "in loro nome" o non "in loro nome".
Lo stanno facendo gli israeliani.
"I nostri figli migliori" uccidono circa un centinaio di palestinesi al giorno da sei mesi.
E questo per quanto riguarda i piloti.
Il resto dei nostri figli sta uccidendo sul campo, distruggendo, bruciando e facendo morire di fame.
Ma, come hanno scritto Liat e Mordechai, la colpa è sempre di qualcun altro. Qualcun altro pagherà sempre il prezzo. Questa menzogna non ha più fondamento.
Tutto Israele si sta mobilitando per insabbiare il genocidio.
Non c'è differenza significativa tra "sinistra" e "destra". Non funziona e non funzionerà.
Questo è un bene."
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(N.B segue la traduzione del post scritto dal cittadino israeliano riguardo al suo suo viaggio in Umbria e riportato da Ori Golderg)
"Sono due giorni che cerco di capire come scrivere questo post e non riesco a trovare un punto di partenza. Quindi eccolo qui.
Siamo andati in Umbria, in Italia.
Cinque giorni in famiglia in una zona poco turistica, non sulla mappa delle mete imperdibili di questo meraviglioso paese.
Un viaggio, così bello da farti piangere, un Capodanno (ebraico, ndr) di completo distacco dalla terribile realtà qui della Terra Santa. O almeno questa era l'intenzione.
È iniziato il primo mattino: una cittadina remota di cui non hai mai sentito parlare e di cui non sentirai mai parlare - forse 2.000 residenti.
Gli unici turisti sono quelli che hanno affittato case nelle vicinanze. Un caffè mattutino e una pittoresca piazzetta lì accanto. Così siamo andati a comprare formaggio e salumi. Libertà, vi dico...
Al centro della piazza, accanto alla bandiera italiana e a quella umbra, abbiamo visto per la prima volta ciò che avremmo visto per tutto il corso del viaggio: la bandiera palestinese.
Era appesa con noncuranza sopra il palazzo del consiglio locale, una delle decine di bandiere viste durante tutto il percorso.
Le donne e bambini sono andati a comprare i formaggi. Io ho gironzolato per la piazzetta. Poi, in uno dei negozi ho visto il cartello in vetrina: "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera".
Sono entrato dopo aver scattato una foto. Ero incuriosito. Cosa diceva la gente?
La padrona di casa aveva la mia età, forse un po' meno. Era italiana, non musulmana, una donna gentile e sorridente che non parlava una parola di inglese. Le ho chiesto del cartello, ha balbettato e ha detto che quello che stava succedendo a Gaza era terribile. Si immedesimava nel dolore di quello che percepiva come un terribile disastro umanitario. Tutto qui.
Questo è continuato per tutto il viaggio.
In città che non vi diranno nulla: Perugia, Montone, Cortona, Arezzo, Trestina bandiere palestinesi in quantità sbalorditive.
Viaggiando e lavorando in giro per il mondo per molti anni, non ho mai visto niente del genere.
Nelle chiese, nelle istituzioni governative, negli uffici, ai lati delle strade, è semplicemente impossibile ignorare: un ampio sostegno popolare su una scala difficile da comprendere.
Ora, cerchiamo di capire per un momento: l'Italia è governata da un partito populista di destra conservatore con forti radici fasciste. Il Primo Ministro Georgia Meloni è una fervente esponente di destra e il movimento dietro Netanyahu ha celebrato la sua ascesa al potere.
La percentuale di musulmani in Italia non è paragonabile a quella dei paesi limitrofi, si stima tra il 2% e il 4%, e in Umbria è inferiore di gran lunga alla media nazionale.
Questo è un enorme sostegno popolare!
Il giorno prima del nostro arrivo, milioni di persone sono scese in piazza per sostenere gli abitanti di Gaza.
Italiani, non immigrati, il governo sostiene Israele in teoria, ma finché non lo si vede con i propri occhi, è difficile comprendere la profondità dell'odio per Netanyahu e la sua banda di pazzi.
Israele è persona non grata.
Non ho mai visto niente di simile in vita mia.
In uno dei bar in cui ci siamo fermati lungo la strada, anch'esso con una bandiera palestinese, ho parlato con uno dei camerieri.
Conosceva il Sette Ottobre. Ha espresso profondo dolore.
"Ma state uccidendo bambini", ha detto. Decine di migliaia!
Abbiamo parlato in un inglese stentato, ma niente di ciò che ha detto mi ha sorpreso.
I media mondiali coprono entrambe le parti.
Ha visto immagini che ci vengono nascoste qui in Israele.
Il mondo le vede ogni giorno, ora dopo ora.
È importante dirlo: non ci siamo sentiti minacciati per un attimo.
Abbiamo parlato ebraico anche se i bambini erano spesso spaventati. L'atmosfera non era violenta, solo sguardi ostili. Anche questa, devo dire, è un'esperienza che non avevo mai provato prima.
Lascio da parte Canale 14 e l'intera industria dei veleni, non sono interessanti.
Ma la decisione consapevole (e documentata) dei media mainstream israeliani di non raccontare al pubblico israeliano cosa è successo a Gaza nell'ultimo anno e mezzo è semplicemente una decisione criminale.
Ho visto lo stupore sui volti dei miei figli. Viaggiare in un paese che amano così tanto e dove si sentono odiati.
Loro, come la maggior parte degli israeliani, non sono esposti a ciò che accade a meno di cento chilometri dalle loro case: i media israeliani hanno deciso di tenerci nell'ignoranza.
Ogni giorno leggiamo le ultime notizie su decine di morti a Gaza, ma qualcuno ha deciso che fosse antipatriottico condividere le immagini con noi.
Quasi come in Russia, viviamo in una realtà parallela.
Vediamo il Grande Fratello, Ballando con le Stelle, i commentatori militari parlano della correttezze delle procedure, Amit Segal e Almog Bokerim ci parlano di giustizia assoluta e noi ci disconnettiamo dal mondo.
Non abbiamo nemmeno gli strumenti per comprendere l'odio, quindi lo etichettiamo come antisemita.
E non lo è!
Israele sta correndo verso l'isola dei lebbrosi. I nostri migliori amici, che sostengono tutti gli Stati Uniti e l'Europa occidentale, ci stanno abbandonando a un ritmo esponenziale.
Non sono antisemiti.
Solo meno di due anni fa tutti i leader sono arrivati qui con uno storico convoglio aereo per esprimere il loro sostegno. Come noi, non immaginavano la follia che stava arrivando.
Quando parliamo del tradimento dei media israeliani, parliamo anche di questo.
Della straziante codardia di mostrarci cosa è successo in nostro nome a Gaza nell'ultimo anno.
Della distruzione, delle uccisioni che non hanno portato nulla, non hanno liberato gli ostaggi, non hanno cambiato la realtà, ma hanno cambiato l'intera equazione.
Stiamo perdendo il mondo.
A un ritmo inimmaginabile, ci vorranno anni per riparare i danni.
Solo fermando la guerra e sostituendo il regime dei folli fermeremo il collasso.
Non abbassare la testa.
La realtà parallela si frantumerà davanti ai tuoi occhi."
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