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29 settembre 2025
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Lettera alla Rettrice dell'Università di Torino: interrompere legami con Israele
di Alessandro Ferretti

RACCOLTA FIRME per chiedere all'Università di Torino di interrompere i rapporti con le università israeliane!

Possono firmare tutt* coloro che hanno un account unito.it o edu.unito.it (lavoratori e studenti dell'Università di Torino)

ASSEMBLEA martedì 30 in Rettorato per seguire insieme il Senato Accademico e poi per discutere insieme sul da farsi.

La lettera:

Magnifica Rettrice Cristina Prandi dell'Università degli Studi di Torino,

Le scriviamo con il cuore gonfio di dolore. Il genocidio perpetrato dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania prosegue ormai da due anni in un inarrestabile crescendo di orrore.

Oltre ai continui bombardamenti sulla popolazione civile, che ogni giorno mietono decine di vite, più di due milioni di persone sono denutrite a causa del blocco deliberato degli aiuti umanitari imposto da Israele a Gaza, e ogni giorno le più fragili tra loro muoiono letteralmente di fame. Lo scopo ultimo di questa strage è stato più volte apertamente dichiarato da esponenti del governo israeliano: l’espulsione di tutti i palestinesi dalla loro terra.

La cifra reale delle vittime potrebbe superare del 40% le stime ufficiali, attualmente comprese tra 60.000 e 80.000 morti, di cui oltre l’80% civili — donne e bambini. Numeri che fanno impallidire quelli del genocidio di Srebrenica di trent’anni fa. A questi si aggiungono più di 156.000 persone ferite o mutilate e la distruzione di intere comunità e famiglie.

Tali condotte configurano crimini di guerra e contro l’umanità. Nel gennaio 2024, la Corte internazionale di giustizia ha riconosciuto la plausibilità delle accuse di genocidio contro Israele e ha imposto misure provvisorie, rimaste però inascoltate. Nel novembre 2024, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto nei confronti del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant.

Nel settembre 2025, una Commissione indipendente dell’ONU ha concluso che le autorità israeliane stanno commettendo un genocidio a Gaza, secondo la definizione della Convenzione ONU del 1948. La stessa Commissione ha ribadito gli obblighi della comunità internazionale di prevenirlo — obblighi che il nostro ateneo, ad oggi, non ha mai assolto, non avendo intrapreso alcuna azione concreta per contribuire a fermare il governo israeliano e continuando, anzi, a intrattenere relazioni con università israeliane.

Purtroppo anche la bozza di mozione elaborata da alcuni Senatori Accademici che (secondo il Corriere di Torino) verrà presentata in una seduta straordinaria il 30 settembre, prevede che il mantenimento di tutti gli accordi in essere con gli atenei israeliani. Si prospetta al più un’eventuale parziale sospensione in un indeterminato futuro e in base a criteri non ben definiti, da parte di una commissione che neanche ancora esiste, mentre in Palestina ogni giorno decine e decine di persone vengono uccise o muoiono di fame.

Come documenta la studiosa israeliana Maya Wind nel suo saggio “Torri d’avorio e d’acciaio”, già prima dell’attuale escalation gli atenei israeliani costituivano un pilastro del sistema di oppressione nei confronti dei palestinesi. Discipline accademiche, corsi di laurea, infrastrutture universitarie e laboratori di ricerca sono al servizio dell’occupazione e dell’apartheid, mentre le università israeliane violano sistematicamente il diritto dei palestinesi all’istruzione, soffocano la ricerca critica e reprimono con violenza il dissenso studentesco.

L’inerzia del nostro ateneo, protrattasi ormai per due anni, non è soltanto inaccettabile sul piano dell’obbligo legale di prevenire il genocidio: rappresenta anche un tradimento della missione sociale dell’università, che è quella di costruire e diffondere conoscenza e consapevolezza nel tessuto sociale. A tale dovere primario gli organi centrali del nostro ateneo hanno finora consapevolmente abdicato.

Riteniamo che l’Università di Torino abbia il dovere di agire immediatamente per contribuire a fermare la violenza e garantire la protezione dei diritti fondamentali del popolo palestinese. La succitata bozza di mozione appare a tal fine del tutto inadeguata: non menziona esplicitamente Israele come colpevole dei crimini perpetrati a Gaza e in Cisgiordania, è molto vaga nei punti cruciali e soprattutto non blocca gli accordi in essere, quindi non esercita alcuna pressione concreta per fermare immediatamente le stragi.

Chiediamo quindi che il Senato Accademico approvi una mozione che si unisca alle voci sempre più numerose che esigono:

- Una condanna esplicita dei crimini commessi dal governo israeliano, con una presa di posizione chiara e inequivoca che ne riconosca le responsabilità;

- La sospensione immediata di ogni accordo e relazione formale con università israeliane e l’impegno a non stipularne di nuovi finché perdureranno l’occupazione dei territori palestinesi e il regime di apartheid — senza che ciò precluda collaborazioni individuali con singoli colleghi e colleghe israeliani;

- L’impegno a non stipulare mai accordi con università o aziende israeliane con sede nei territori palestinesi occupati illegalmente;

- La sospensione degli accordi con aziende — come Leonardo S.p.A. — che producono esplicitamente tecnologie belliche o che operano in settori a duplice uso;

- Pressioni affinché venga rinnovato al più presto il bando nazionale IUPALS per borse di studio destinate a studenti e studentesse palestinesi e vengano ampliati i finanziamenti per garantire a tutti coloro risultati idonei nel bando concluso la possibilità immediata di venire a studiare in Italia; creazione di un osservatorio che segua le procedure relative alle borse e ne assicuri il buon esito.

- L’istituzione di forme collettive di ricordo per le vittime civili palestinesi, a testimonianza del fatto che quelle vite non sono “solo numeri” e che non esistono vite indegne di lutto.

Tutte queste misure vanno adottate con la massima urgenza.

Gli ultimi due anni di inazione rimarranno per sempre una macchia indelebile sull’onore della nostra istituzione. Un ulteriore ritardo nell’assumere le suddette iniziative, ora che la comunità internazionale ha piena consapevolezza degli orrori inflitti al popolo palestinese, non potrebbe essere definito in alcun modo se non come complicità diretta nel genocidio.

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