 |
Netanyahu all'ONU parla davanti a sedie vuote
di Claudio Visani
L'amico Bibi, che fa il lavoro sporco per noi.
Quando Netanyahu è salito alla tribuna dell'Assemblea dell'Onu, circa cento diplomatici in rappresentanza di 50 Paesi hanno lasciato l’aula. Molti altri delegati non si erano nemmeno presentati alla seduta. Le immagini delle tv hanno mostrato un'Assemblea semi vuota, mentre la delegazione israeliana cercava di coprire i vuoti con applausi e urla della claque organizzata nella tribuna ospiti.
Sono usciti in blocco i delegati dei Paesi arabi e di gran parte di quelli africani, ma anche asiatici e sudamericani. Via i rappresentanti del Sudafrica, il paese che ha promosso la causa per crimini di guerra e umanitari contro il premier israeliano, e quelli dell’Arabia Saudita, che nei piani di Trump dovrebbe costituire il perno del nuovo "ordine degli affari" nel Medio Oriente.
Fuori tra gli altri i delegati di Turchia, Qatar, Emirati Arabi, Oman, Giordania, Brasile, Cuba, e di diversi paesi europei a cominciare dalla Spagna.
Seduta al proprio posto in aula, ad ascoltare e anche ad applaudire il delirante discorso del capo del governo di Israele ("Nella Striscia non c'è nessun genocidio e nemmeno la fame, le critiche a Israele su Gaza sono bugie antisemite, riconoscere la Palestina è un marchio di infamia vergognoso, il nostro obiettivo è finire il lavoro al più presto") è invece rimasta la delegazione italiana, assieme naturalmente a quella degli Stati Uniti, l'alleato fedele che continua ad armare e finanziare l'azione genocidaria del governo Netanyahu, e a quella della Germania, per la quale Bibi va sostenuto perché "sta facendo il lavoro sporco per noi".
Tutti seduti in omaggioso rispetto del criminale, in compagnia di altri paesi democratici e sensibili ai diritti umani come Cina, Russia, Corea del Nord.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|