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Flotilla: alcuni italiani lasciano. Appello ai governi da 15 eletti a bordo
di Viola Fiore
Dieci attivisti italiani partecipanti alla Globl Sumud Flotilla hanno lasciato la missione.
Il giornalista Ivan Grozny in un video Grozny ha spiegato "c'è chi pensa che bisogna andare avanti a tutti i costi, c'è chi pensa che invece andare avanti con prudenza senza mettere a rischi la vita delle persone". Ha aggiunto che chi è sceso non è che "non perché non crede più nella missione, ma perché sono cambiate le condizioni che non garantiscono più la sicurezza di tutto coloro che partecipano".
Per sua parte Tony La Piccirella, che si è imbarcato in questa missione dopo aver partecipato anche alla precedente - in cui è stato detenuto da Israele per alcuni giorni, è ancora a bordo e spiega che "Questa missione è pericolosa perché ancora oggi si lascia Israele agire al di sopra della legge internazionale e della morale umana, senza alcuna conseguenza. Se ci si tiene alla nostra incolumità e all’incolumità di tutti, bisognerebbe per prima cosa ridimensionare la sua arroganza". E, dopo le parole di Mattarella, dice che gli eventuali responsabili di danni che vi dovessero essere alla Global Sumud Flotilla non sarebbero responsabilità dei partecipanti.
Il greco Iasonas Apostolopoulos, coordinatore dei salvataggi di Mediterranea, pure a bordo della missione per Gaza, ha commentato ieri che "Dopo massicce mobilitazioni internazionali, nessuno stato mediterraneo, alleato di Israele, ha osato fermarci, a differenza delle precedenti missioni... Invece chi avrebbe mai pensato che Italia e Spagna avrebbero inviato navi da guerra a scortarci? ... la sorpresa è diventata ancora più grande quando si è avvicinata la guardia costiera greca, non per bloccarci con scuse burocratiche, come previsto, ma per "assicurarci la vela" verso le acque internazionali... Questa è una prima vittoria che ci permette di navigare e un forte schiaffo nella narrazione sionista che nomina la nostra flotta "flotta di Hamas" e pubblica foto dei nostri compagni come "terroristi" privilegiati.
Intanto quindici eletti di varie nazionalità partecipanti alla spedizione - fra cui Mandla Mandela, ex parlamentare e nipote dell'eroe sudafricano - hanno lanciato un appello congiunto urgente a tutti i governi e agli organismi internazionali "per un'azione immediata per garantire l'accesso umanitario a Gaza e porre fine al genocidio del popolo palestinese". Alle loro firme si sono aggiunte "da terra" quelle di 450 eletti di vari paesi, compresi diversi italiani.
Fra le richieste dell'appello "a tutti gli Stati e le autorità competenti":
- apertura di un corridoio umanitario sicuro e continuo verso Gaza. "Questo è un imperativo morale, legale e umanitario. I civili devono avere accesso agli aiuti salvavita senza ostacoli o ritardi".
- protezione dell'azione della società civile, la Global Sumud Flotilla. "Sottolineiamo il diritto e il dovere della società civile di impegnarsi in iniziative umanitarie pacifiche e non violente... Vogliamo sottolineare che l'iniziativa Global
Sumud Flotilla è un'iniziativa legale e pertanto non può essere attaccata o fermata".
- responsabilità della comunità internazionale. "Il diritto internazionale umanitario obbliga tutti gli Stati a proteggere i civili nelle zone di conflitto e a consentire la fornitura di assistenza umanitaria. I governi devono agire con decisione per sostenere questi principi, senza scuse o ritardi. Questa è una responsabilità storica e giuridica che deve essere adempiuta".
- porre fine all'uso della fame come mezzo di guerra, "che costituisce una violazione dell'articolo 54 degli extra-protocolli della Convenzione di Ginevra, e rispettare il diritto del popolo palestinese a vivere in pace e libertà nella propria terra".
Aggiungono poi "Riconosciamo e ricordiamo ai nostri governi che qualsiasi occupazione è illegale ai sensi del diritto internazionale".
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