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27 settembre 2025
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Flotilla: governo fa pressione sugli attivisti e non su Israele
di Elisa Fontana

L’approssimarsi della Flotilla a Gaza pone urgentemente l’enorme problema della difesa delle vite degli attivisti a bordo delle navi. Perché personalmente non ho nessun dubbio che uno Stato che sta perpetrando un genocidio possa fermarsi davanti ad un centinaio di pacifisti. Se occorrerà li massacrerà senza pensarci due volte.

Ed io, da privata cittadina che nulla può nelle dinamiche internazionali mi sento di dire ai ragazzi della Flotilla: fermatevi, perché andate incontro a morte certa, un grande risultato lo avete già ottenuto facendo parlare il mondo intero di Gaza. Ma io, appunto, sono una privata cittadina che al massimo può esprimere scrivendo la propria angoscia, non sono uno Stato, non sono un governo, non ho frecce al mio arco, se non la mia penna che serve a ben poco.

Però Meloni, Crosetto, Mattarella non sono privati cittadini, sono istituzioni di uno Stato che non mi pare si sia mosso oltre il minimo sindacale e, forse, anche al di sotto.

Perché tutte le “soluzioni” prospettate da Meloni sono solo fuffa che sanno di presa in giro. Tutti sanno che gli israeliani non fanno passare nemmeno un pacco di farina verso Gaza e allora dire che sarebbe bastato rivolgersi al governo per consegnare il cibo sa proprio di presa in giro. Chi avrebbero mandato? Tajani?

E anche l’appello di Mattarella ad approfittare della disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme ha lo stesso risultato: il Patriarcato è disponibilissimo, gli israeliani no.

Il viaggio della Flotilla ha come scopo quello di portare aiuti umanitari, ma anche quello di forzare un blocco ritenuto illegale che tiene Gaza chiusa in una morsa d’acciaio da troppi anni nel silenzio e nel disinteresse generali.

E allora, se, al di là degli appelli di prammatica, si fosse voluto fare veramente qualcosa di serio in questo frangente drammatico, le possibilità c’erano ed erano varie: si sarebbe potuto annunciare la cessazione della vendita di armi da parte nostra a Israele o la cessazione di tutte le collaborazioni con le industrie israeliane, o misure economiche ad hoc.

La scelta è ampia, ma a questo governo non interessa trovare una soluzione che disturbi gli amici israeliani, manda una nave militare che guardi da lontano la situazione, perché, ovviamente, a nessuno di noi può venire in mente di scatenare una guerra con Israele, o con chicchessia per quello, e lascia che la Flotilla vada in bocca al leone.

Le iniziative economiche sarebbero state perfette per dare un segnale forte da una parte a Israele e alla sua politica genocidaria e dall’altra alla Flotilla che avrebbe vista riconosciuta l’importanza della sua azione e avrebbe potuto tranquillamente fermarsi, avendo ottenuto un risultato così importante.

Così la colpa di quel che potrà eventualmente accadere è già preventivamente scaricata sugli attivisti, la loro azione declassata ad un qualche capriccio da radical chic, non disturberemo l’amico Bibi e, dunque, nemmeno l’amico Donald e potremo dire di aver fatto tutti gli appelli possibili per dissuaderli, ma invano.

Esattamente come se avessimo chiesto a Gandhi o a Mandela di rinunciare alla loro lotta perché rischiavano la vita, ma non all’Inghilterra o al Sudafrica di cessare le loro politiche colonialiste e razziste. Bel lavoro propagandistico di capovolgimento della realtà, non c’è che dire.
< /br>Ma anche se vi ritenete assolti, siete lo stesso coinvolti, non si scappa.

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