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Flotilla: chi sta mettendo “zizzania”?
di Sergio Cararo
Chi sta mettendo “zizzania” dentro e intorno la Flotilla?
Il più insidioso è decisamente Open, la testata online fondata da Enrico Mentana, la quale scrive che “venti persone hanno abbandonato la missione, la metà italiani”. Inutile dire che l’articolo di Open è stato rilanciato da tutti i siti e i profili social di destra, sionisti o ostili alla Flotilla e ai palestinesi.
Nei giorni scorsi c’erano state le testate locali che – utilizzando lo stesso lancio di agenzia - hanno amplificato le divergenze tra alcuni attivisti arabi sulla questione Lgbtq+. Fin troppo evidente il tentativo di affermare: “Lo vedete che succede a fare le cose insieme agli islamici?”.
Viene da se che l’intervento di Mattarella, apparentemente trasudante saggezza, è funzionale ad accentuare divisioni all’interno della Flotilla, soprattutto facendo leva sulla “realpolitik” dei parlamentari italiani a bordo.
Un articolo di oggi su La Stampa ne coglie bene gli obiettivi:
“La mossa presidenziale non spiazza certo il governo. Giorgia Meloni ne è stata informata in anticipo e in un certo senso se l’augurava perché, con l’autorevolezza di cui gode, il presidente riuscirà forse a scongiurare incidenti con gli israeliani di cui la premier non sente affatto il bisogno….
Ma se si guarda bene, l’appello del Quirinale è una ciambella lanciata pure a Cinque stelle e Pd”.
Questa operazione probabilmente produrrà degli effetti sulla delegazione italiana, non tutta per fortuna.
Ma è bene ricordare un paio di dettagli non irrilevanti:
a) La Global Sumud Flotilla non è composta solo da attiviste e attivisti italiani. La moral suasion di Mattarella o la credibilità di una sponda vaticana non hanno la stessa influenza su chi proviene ed è cresciuto in altri paesi, con altre esperienze e formazione alle spalle. Emblematicamente "La proposta di mediazione è a dir poco offensiva, ignora il vero obiettivo della missione che è rompere l’assedio», ha affermato David Adler, ebreo americano, in passato consulente di Bernie Sanders e oggi coordinatore di Progressive international.
b) Le acque territoriali di Gaza non sono acque territoriali israeliane. Accettare questa manipolazione significa accettare l’annessione e il progetto israeliana sulla terra e le acque palestinesi.
c) Che alcuni membri della Flotilla non se la sentano di andare fino in fondo è comprensibile e va accettato per gli evidenti rischi per la propria vita e incolumità. Ma deve essere altrettanto accettabile che altri membri ritengano che il senso politico di una operazione umanitaria vada salvaguardato, soprattutto sulla base degli obiettivi dichiarati e dei risultati raggiunti.
d) Piuttosto che depotenziare questa missione, tutti gli attori che sono stati messi con le spalle al muro (dal governo al Quirinale, da Israele all’Unione Europea) da una iniziativa coraggiosa e politicamente detonante, agiscano per aprire, finalmente, un vero corridoio umanitario per gli aiuti alla popolazione palestinese di Gaza nelle proprie acque territoriali, tutelato internazionalmente e al di fuori del controllo e della manipolazione israeliana sugli aiuti.
Diversamente, queste pressioni sulla Flotilla e il tentativo di dividerla e fermarla diventa una forma diversa di complicità con il genocidio e l’annessione israeliana della Palestina oggi riconosciuta formalmente da più di 150 paesi di questo mondo.
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