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Global Sumud Flotilla e sciopero: il loro impatto durerà anni
di Paolo Mossetti
L'obiettivo vero della Flotilla e dello sciopero di lunedì, come ha capito chiunque non avesse il prosciutto sugli occhi, non era portare aiuti a Gaza (che sarebbero bastati per mezza giornata) o fermare l'occupazione, ma attirare lo sguardo sulla violenza terroristica di un alleato storico della NATO, costringendo l'Europa a prendere posizione. Spingendo i difensori dello status quo in un territorio discorsivo a loro ostile.
L'obiettivo mi sembra al momento raggiunto: gli attacchi dei droni, che a questo punto i nostri servizi attribuiscono a Israele, hanno allineato il ministro Crosetto con lo spagnolo Sanchez; Meloni è costretta a giocare su un terreno più congeniale alla sinistra, parlando ad esempio di statualità palestinese, anche se con quel trucchetto retorico vergognoso, recalcatiano, degli ostaggi come precondizione
. O come in questo discorso all'ONU, dove pure nella cornice di un enorme passo indietro rispetto alla Prima Repubblica arriva a usare concetti incompatibili sia con l'alleato Trump che con la Lega, attirandosi per questo le ire dei gruppi filoisraeliani radicali. Anche di quelli impiantati in correnti piddine e redazioni di centro-sinistra.
Milioni di italiani (anche di destra) che per anni si sono sentiti dire (anche da media progressisti) dell'«esercito più morale» dell'«unica democrazia del Medio Oriente» e si sono visti somministrare reportage all'acqua di rose sui rave a ridosso dei campi di prigionia, adesso assistono a un governo post-fascista che deve inviare due navi a sostegno di quelli che tanti «riformisti» chiamano «amici di Hamas».
Comunque vada a finire la pulizia etnica, queste sono cose che hanno un impatto nell'immaginario e nel discorso pubblico che non si riparerà in pochi anni.
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