 |
Antagonisti o infiltrati provocatori?
di David Cappellini
Le violenze durante le manifestazioni di piazza contro le guerre o comunque contro le scelte del sistema, siano esse politiche, economiche o sociali, ci sono sempre state.
Questo non significa che sia giusto, ma solo che frange e gruppi più estremi approfittano della visibilità mediatica offerta dalle grandi manifestazioni, per mostrare il lato più radicale della protesta e ottenere una sorta di legittimazione politica.
Così come è vero però, almeno dalla fine degli anni 60 del secolo scorso, che le manifestazioni di un certo tipo sono state sempre infiltrate da provocatori istruiti ad hoc, provenienti direttamente dalle istituzioni.
Polizia, carabinieri, servizi, gruppi politici di estrema destra, hanno sempre infiltrato nelle manifestazioni di massa agenti in incognito, pronti a far scoppiare la scintilla al momento opportuno.
È di ieri il video in cui un poliziotto spara lacrimogeni nascosto tra due blindati, verso gruppi assolutamente pacifici di manifestanti. Lo dimostrano i passanti che camminano tranquillamente lì intorno, visto che non rilevano evidentemente, né tensioni in atto, né il pericolo di scontri.
Eppure il poliziotto carica il lanciarazzi e spara più volte, fino a che chi filma la scena non lo apostrofa con un più che appropriato aggettivo (coglione), intimandogli di piantarla.
Visto anche chi è al governo, che parla tra l'altro da giorni di "intimidazioni" ed "odio" da parte della sinistra, non è davvero il caso di escludere niente.
Sicuramente ci sono frange di antagonisti che cercano lo scontro con la polizia, ma altrettanto sicuramente ci sono all'opera provocatori professionisti, che si adoperano affinché la manifestazione, degeneri.
Il governo non vedeva l'ora di poter definire tutte le migliaia e migliaia di persone che ieri manifestavano pacificamente, come estremisti violenti e le violenze di Milano hanno scatenato la reazione degli strillozzi di regime.
Come ad esempio il giornalista di Libero che "casualmente" si trovava lì e che più che farci la cronaca degli scontri, ha commentato dando giudizi, per lo più arbitrari, non sui protagonisti, ma sui manifestanti per Gaza in generale.
Ormai la realtà che viene raccontata spesso è una costruzione posticcia che segue un copione prestabilito, secondo cui ogni drone senza controllo è una provocazione russa, al pari di ogni hackeraggio e sabotaggio informatico, ogni fonte sulle uccisioni quotidiane dei palestinesi proviene da Hamas e ogni attentato è opera degli "avversari", a cominciare dagli attentatori della Meloni (in realtà 12 neonazi), per finire al killer di Kirk (un maga che scriveva Bella Ciao sui proiettili con ben altri intenti).
La narrazione artefatta supera la cronaca, la plasma a piacimento fino a stravolgere i fatti, piegandoli al racconto funzionale al committente.
Ma il committente non è poi così occulto.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|