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Il pestaggio immaginario
di Raffaele Florio
Secondo Mario Adinolfi, a "È sempre Cartabianca" sarebbe andato in scena "un pestaggio contro un ebreo".
Non un dibattito televisivo un po’ sopra le righe, non l’ennesima rissa verbale da prima serata. No: un pestaggio. Con la vittima, nientemeno, un ebreo. E il carnefice, Iacchetti.
Il comico di Striscia la Notizia, che di mestiere fa battute da trent’anni, diventa improvvisamente il picchiatore in giacca e cravatta.
Il problema, dice Adinolfi, non sono le parole – "sei uno stronzo" – ma il fatto che siano state rivolte a "un ebreo". Come se l’offesa cambiasse di peso a seconda della religione di chi la riceve.
E qui sta la perla. Perché secondo Adinolfi se insulti un cattolico, un musulmano o un ateo, passi pure. Ma se insulti un ebreo, diventa antisemitismo. Non importa che l’insulto non avesse nulla a che fare con l’ebraismo, la storia o l’Olocausto: basta l’anagrafe.
Gli fa notare Savino Balzano che "anche tra gli ebrei ci sono stronzi, come tra i cattolici". Una verità banale, quasi da bar. Ma sufficiente a far crollare l’intero castello retorico di Adinolfi.
Perché qui non c’entra l’antisemitismo, c’entra il buon senso: un insulto è un insulto, non un atto di persecuzione etnica.
Eppure Adinolfi insiste: "Sull’ebraismo ci deve essere un surplus di attenzione". Come se in un talk show si dovesse consegnare il libretto d’istruzioni per ogni ospite: non contraddirlo perché è ebreo, non interromperlo perché è musulmano, non alzare la voce perché è cattolico. Così la televisione diventerebbe un catechismo a puntate.
In realtà, la vera notizia non è Iacchetti che manda a quel paese un ospite, ma Adinolfi che riesce a trasformare qualunque discussione in un pretesto per rivendicare il copyright sulla morale. A seconda del giorno, del canale e della sua fame.
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