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19 settembre 2025
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Grazie a Navi Pillay
di Gianluca Testoni

Ci sono momenti in cui la Storia si ferma, prende fiato e ci costringe a guardarci allo specchio.

Oggi è uno di quei momenti.

Navanethem Pillay, per tutti Navi, non è soltanto una giurista sudafricana di 83 anni, di origini tamil, è una donna che ha attraversato l’apartheid, che ha visto l’ingiustizia farsi legge e il razzismo trasformarsi in sistema politico, ha dedicato la vita a smontare quelle impalcature di odio e a costruire un diritto internazionale che non fosse solo parole ma protezione concreta.

E oggi, con la stessa voce ferma che la rese scomoda in Sudafrica, ha pronunciato la parola che tanti hanno paura anche solo di pensare, genocidio.

Lo ha fatto così, “Per arrivare a condannare Israele abbiamo raccolto prove, la nostra commissione ha condotto la propria indagine per due anni, abbiamo verificato tutti i fatti utilizzando le risorse delle Nazioni Unite, immagini satellitari, prove digitali, abbiamo ascoltato testimoni, medici, abbiamo ascoltato le dichiarazioni dei leader politici israeliani, tra cui il premier, con un’intenzione genocida, abbiamo combinato le prove con i criteri stabiliti nella Convenzione per la prevenzione dei genocidi e possiamo ragionevolmente determinare che c’è stato e continua ad esserci un genocidio nell’enclave palestinese”.

E ancora, “Il presidente israeliano ha chiamato i palestinesi ‘animali’, ha chiesto la distruzione di Gaza, se Israele sostiene di aver agito in difesa dagli attacchi di Hamas, ovviamente ha l’opportunità di difendersi davanti a un tribunale, abbiamo chiesto al procuratore della Corte penale internazionale di condurre un’indagine su questi fatti di genocidio contro il primo ministro Netanyahu, il presidente Herzog e l’ex ministro della Difesa Gallant”.

Il coraggio di Navi Pillay non è solo nelle sue dichiarazioni, è nella sua biografia, è nella memoria di chi ha già vissuto il silenzio complice della comunità internazionale di fronte a crimini disumani, è nella sua certezza che la verità prima o poi si apre la strada anche attraverso muri altissimi.

Per questo oggi non è solo una questione di geopolitica, è una questione di coscienza, la sua voce diventa uno specchio per ciascuno di noi, stiamo dalla parte di chi chiama le cose con il loro nome o da quella di chi gira la testa.

Un giorno i responsabili compariranno davanti a un tribunale, e quel giorno sarà anche il giudizio della memoria collettiva, quando accadrà, perché accadrà, dovremo dire grazie a Navi Pillay.

Non solo per ciò che ha detto, ma per averci ricordato che verità e giustizia hanno bisogno di coraggio e determinazione.

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