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Separazione delle carriere: terzo sì. Speriamo nel referendum
di
Rita Guma *
"Si realizza il sogno di Berlusconi". Lo aveva dichiarato Antonio Tajani dopo il secondo voto sulla riforma della giustizia al Senato, definendo la data una "giornata storica". Oggi vi è stata anche la seconda approvazione alla Camera, manca quindi il voto in seconda lettura al Senato.
Qualora in quella occasione non si raggiungesse la maggioranza qualificata dei due terzi, trattandosi di riforma costituzionale la legge sarebbe sottoposta a referendum popolare, ove richiesto da 500.000 cittadini, cinque Consigli regionali o un adeguato numero di parlamentari, come prevede la Costituzione. Il referendum in questo caso non richiede il quorum.
Il progetto di legge presentato dal governo, prevede, oltre a due carriere distinte per PM e giudici, due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. IL tutto per evitare "collusioni" fra PM e giudici.
Il problema è la visione di una giustizia "nemica" che le destre - avendo tanti inquisiti - propugnano e vogliono inculcare ai cittadini e il privilegio che vogliono garantire ai potenti anche di fronte ai tribunali.
In realtà, già oggi le assoluzioni in primo grado sono pari circa al 50%, e questo dopo che buona parte dei casi vengono archiviati su richiesta degli stessi PM. PM ai quali via via sono stati peraltro sottratti o ridotti molti strumenti di indagine. Nel mentre, si abolivano alcuni reati della pubblica amministrazione (mentre se ne creavano altri per i poveracci).
E' chiaro invece che scopo del provvedimento è asservire il PM al potere esecutivo, il che è una grande sconfitta per chi crede in una giustizia uguale per tutti e si è battuto per anni - anche al Palavobis nel 2002 - contro il progetto berlusconiano di intaccare l'autonomia della magistratura.
Non sconfitta nostra, ovviamente, perché noi non siamo politicizzati, abbiamo rappresentato gli italiani che vogliono una giustizia che non dipenda dagli umori del governo del momento - forte con i deboli, debole con i forti, favorevole con gli amici, come accade con i politici inquisiti e condannati - ma dello spirito della Costituzione di mantenere ben distinti i tre poteri e tutelare l'indipendenza della magistratura.
Alcuni deputati per giustificare il voto a favore affermano che anche Giovanni Falcone era favorevole alla separazione della carriere dei magistrati, ma Falcone sosteneva la separazione delle funzioni, per la quale non è necessaria una riforma costituzionale come il disegno di legge costituzionale d’iniziativa del Presidente del consiglio Meloni e del Ministro della Giustizia Nordio.
Lo ha ben chiarito la Corte costituzionale nella sentenza n. 37 del 2000, spiegando che la Costituzione, "pur considerando la magistratura come un unico “ordine”, soggetto ai poteri dell’unico Consiglio superiore (art. 104), non contiene alcun principio che imponga o al contrario precluda la configurazione di una carriera unica o di carriere separate fra i magistrati addetti rispettivamente alle funzioni giudicanti e a quelle requirenti, o che impedisca di limitare o di condizionare più o meno severamente il passaggio dello stesso magistrato, nel corso della sua carriera, dalle une alle altre funzioni".
Si potrebbero quindi separare le funzioni imponendo al magistrato una scelta iniziale che non possa più essere cambiata ma prevedendo comunque un unico CSM, l'organo la cui indipendenza già in altre occasioni si è cercato di intaccare.
Per giustificare la separazione delle carriere alcuni citano l'articolo 111 della Costituzione, secondo cui "(...) Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale." e affermano che il giudice sarebbe imparziale solo con la separazione delle carriere. Ma in realtà oggi anche il PM è tenuto ad essere imparziale, tanto che deve cercare anche le prove a favore dell'imputato. Il rischio, con questa riforma, è che il PM venga sottoposto all'esecutivo e risulti quindi votato alla ricerca della colpevolezza dell'imputato. Oltre al fatto che si rischiano persecuzioni di cittadini a sfondo politico.
Senza la pretesa che questa analisi sia esaustiva, va infine notato come dividere in due il corpo della magistratura la indebolisca rispetto al potere politico, il quale mal digerisce che le sue azioni possano essere sottoposte a giudizio come quelle dei comuni cittadini.
* Presidente Osservatorio
 
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