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19 settembre 2025
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A Gaza si muore anche di dolore
di Alessandro Ferretti

Oggi ho parlato con una collega che mi ha raccontato di un’infermiera da poco rientrata da due mesi di turno in un’ospedale di Gaza e dei suoi racconti di una situazione che va oltre l’apocalittico.

Il fuoco israeliano in prossimità dell’ospedale (quando non direttamente sull’ospedale) è talmente incessante che nessuno va più nei rifugi sotterranei, altrimenti ci si passerebbe l’intera giornata e nottata.

La situazione è talmente spaventosa che l’unico modo di mantenere una parvenza di salute mentale è quella di ripetersi e ricordarsi che al di fuori di lì esiste un mondo in cui non si viene bombardati costantemente e in cui la vita prosegue in modo più o meno normale, perché senza tale prospettiva si rischia di essere completamente schiacciati dall’indicibile ferocia che Israele riversa sulla popolazione della Striscia.

Inutile agiungere che neanche questa magra consolazione vale per i milioni di palestinesi, torturati incessantemente da Israele fino a un'eliminazione finale proclamata e perseguita sempre più apertamente e con patologica fierezza da governo, esercito e larga parte del popolo israeliano.

Ma quello che mi ha più colpito è questo: l’infermiera ha riferito che non le era mai successo di vedere persone morire per il dolore. Questo succede perchè le operazioni chirurgiche tentate per salvare persone gravemente ferite vengono fatte senza anestesia, perchè Israele blocca pure gli anestetici. In alcuni casi il dolore delle amputazioni delle suture è talmente estremo da portare la vittima alla morte per arresto cardiaco.

Lunedì 22 settembre in tutta Italia ci sarà uno sciopero generale indetto da USB, CUB, Cobas e SI Cobas (ditemi se ho dimenticato qualcun*!) contro il genocidio in Palestina, la fornitura di armi ad Israele e l’assenza di un intervento concreto per dissociarsi dagli orribili crimini perpetrati dal suo governo di Israele, per il sostegno incondizionato alla missione della Global Sumud Flotilla, la tutela dei volontari impegnati a portare aiuti al Popolo Palestinese e per le sanzioni ad Israele e la rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali.

Un modo semplice per affermare che durante un genocidio la nostra vita non può e non deve continuare come se nulla fosse.

A Torino l’appuntamento è multiplo: alle 7:30 al campus Einaudi per gli universitari e alle 9:30 in piazza Arbarello per gli studenti medi, per poi unirsi con la manifestazione generale a Porta Nuova alle 10:30: inoltre, alle 18 appuntamento in piazza Castello per chi non ha potuto partecipare in giornata.

Di fronte a un umanità che letteralmente muore di dolore non ci sono scuse o sofismi possibili: se hai un briciolo di umanità, sai che scelta fare. Alla lotta.

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