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La Guerra Sino-Giapponese 7: la seconda guerra mondiale
di Roberto Preve
Settimo Capitolo: La Seconda guerra Mondiale
La Seconda guerra mondiale dopo Pearl Harbour cominciò in Cina con una formale dichiarazione di guerra della Cina al Giappone, formalità che tutte e due le parti si erano risparmiate fino a ora per lasciarsi una via di uscita.
I combattimenti dovevano ridursi d'intensità perché la sorte della Cina sarebbe stata decisa a livello mondiale ma i giapponesi non la pensavano così perché volevano prendere il loro esercito e portarlo verso l'Australia e l'India. Inoltre i tedeschi facevano pressioni per attaccare l'Urss.
Nel 1941 l'armata del Kwantung aveva dichiarato la mobilitazione totale come pressione sul governo giapponese per attaccare Vladivostok. Settecentomila soldati erano andati a rinforzare le truppe al nord ma le loro uniformi erano quelle dei tropici e Stalin mirabilmente informati della sua spia Richard Sorge che era stata installata nell'ambasciata tedesca e nel letto dell'ambasciatore Ott, non si fece intimorire dal bluff.
Nel 1942 i giapponesi attaccarono Changsha e furono sconfitti. Sempre nel 1942 aerei Usa bombardarono Tokio guidati dal generale Usa Doolittle. Atterrati in Cina portarono a una rappresaglia che fece 500 Mila morti tra i cinesi che si erano solo trovati a vivere nella provincia sbagliata.
Nel 1943 gli Usa intensificarono gli aiuti alla Cina. Del Lend lease però 31 miliardi andarono in aiuti alla Gran Bretagna, 11 miliardi all'Urss, 3 miliardi alla Francia e solo 1.6 miliardi alla Cina. Cina che nel frattempo aveva salvato l'India mandando 500mila uomini in Birmania, dove però subirono gravi perdite.
Gli Usa quindi decisero di costruire in Cina giganteschi aeroporti per gli aerei B29 che erano destinati a distruggere il Giappone. Non potendo distruggere dall'aria le piste da volo che erano continuamente riparate da milioni di operai cinesi. I giapponesi nel marzo del 1944 portarono la loro nuova armata corazzata in Cina e lanciarono l'offensiva finale con 34 divisioni, mille carri armati e altrettanti aerei.
Le truppe del Kuomingtang cinese furono disfatte e le truppe giapponesi a nord si congiunsero a quelle a sud, distruggendo ogni aeroporto Usa ed eliminando un milione di soldati cinesi. Fu la più grave sconfitta nella guerra in Cina ma permise ai comunisti di estendere la guerriglia su tutto il territorio nazionale, cosa che prima gli era precluse in nome dell'alleanza con il legittimo governo cinese.
La defezione dei signori della guerra a favore dei giapponesi deluse gli americani che spostarono le loro basi a Saipan, nel centro del Pacificom perdendo interesse per la Cina che gli era sembrata debole. Solo nel novembre del 1944 una nuova offensiva cinese distrusse tre divisioni Giapponesi e riprese un poco di terreno.
Nel 1945 i Giapponesi proposero alla Cina una pace separata, che venne respinta. Cominciarono allora a spostare le truppe in Manciuria, dove il contegno di Stalin gli sembrava sospetto e infatti nell'aprile del 1945, conquistata Berlino, l'Urss fece una pubblica denuncia del patto di neutralità con il Giappone. L'armata del Kwantung aveva iniziato ad arruolare a forza i contadini giapponesi locali e aveva ormai ritirato molte truppe dalla Cina.
Nel maggio del 1945 i cinesi passarono all'offensiva e, seppur con lentezza, si misero in marcia per Pechino e Nanchino, trattenuti da truppe giapponesi prive di supporto aereo perché avevano mandato ogni aereo ad Okinawa per bloccare gli Usa.
(continua)
 
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