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17 settembre 2025
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Piantedosi su Almasri fa il triplo salto carpiato
di Elisa Fontana *

Caro ministro Piantedosi, ho davvero piacere di scriverle per esprimerle i sensi dei plausi più sentiti per come, alla sua non più giovanissima età, si sia candidato alle prossime Olimpiadi nella specialità triplo tuffo mortale carpiato all’indietro, mandando in soffitta in un attimo quei polverosi ricordi dei gerarchi fascisti che saltavano nel cerchio di fuoco. Dilettanti.

E sì, perché per chi non lo sapesse ieri il nostro atletico ministro si è prodotto in una difesa appassionata del governo sul caso Almasri. Mentre il governo è affaccendato per creare uno scudo intorno a Giusi Bartolozzi, capogabinetto di Nordio e zarina incontrastata di via Arenula, il nostro intrepido ministro cura le relazioni esterne. E ieri in una trasmissione su La7 Piantedosi l’ha presa alla larga, rispondendo alle accuse al governo di aver mentito sul caso Almasri.

Piantedosi ha detto che il caso Almasri è stato un caso prognostico, cioè il governo si è chiesto cosa potesse succedere se Almasri fosse rimasto in Italia e abbiamo visto, dice il ministro, un quadro di possibili ritorsioni nei confronti degli interessi italiani e di cittadini italiani che sono in Libia. E fin qui la cosa funzionerebbe, anche se a me che sono notoriamente malfidata, viene in mente che le autorità libiche abbiano fatto intravedere al nostro governo la certezza di mandarci una bella ondata di migranti, che li ha certamente convinti di più. Prognostica contro realtà.

Ma anche qui la cosa funzionerebbe, in chiave prognostica, perché quando ci si mette in mano a dei ricattatori, sai benissimo che sarai vittima per sempre. Dunque, sarebbe bastato porre il segreto di Stato e nessuno avrebbe potuto eccepire. Ma siccome era la settimana del dilettante allo sbaraglio è successo il pasticcio che sappiamo. E però non divaghiamo, perché adesso arriva il salto carpiato.

Piantedosi ci dice che la riflessione sul caso Almasri “è la stessa che fu presa… qualche settimana prima sul caso di Cecilia Sala. Non capisco perché in quell’occasione tutta l’Italia fu concorde sulla bontà dell’iniziativa presa. Anche in quel caso si trattava di restituire, di fronte ad una iniziativa giudiziaria di carattere internazionale, una persona all’Iran, paese che non è certo alleato dell’Italia o dell’Occidente.”

Il ministro Piantedosi non capisce questa disparità di trattamento. Vediamo di aiutarlo. Ministro, ricorda che Cecilia Sala era una giornalista, era già in galera in Iran e veniva tranquillamente tenuta in ostaggio? Non c’era da essere prognostici in quel caso, il fatto era già avvenuto e una giornalista era in ostaggio nelle galere iraniane, con un chiaro ricatto dell’Iran: liberate Abedini o teniamo Sala in galera a vita.

Il quale Abedini è un ingegnere, arrestato su richiesta degli USA perché accusato di aver aggirato gli embarghi e avere fornito materiale vietato ai pasdaran. Vorremmo dire che le accuse sono un tantino diverse da quelle per cui era ricercato Almasri: crimini contro l’umanità che sembra un reato generico, anche se di per sé orrorifico, ma nasconde uccisioni, stupri anche su bambini, torture, e ogni altra nefandezza vi possa venire in mente, compreso il traffico di esseri umani, sapete quei trafficanti che Giorgina rincorre per tutto l’orbe terracqueo? Ecco.

Quindi, caro ministro, cercare di equiparare il caso Sala al caso Almasri è esattamente un triplo tuffo mortale carpiato all’indietro e sarebbe consigliabile che una buona volta vi riuniste tutti gli interessati per dare una versione univoca dell’accaduto, perché nonostante tutti questi tentativi maldestri da banda del buco, abbiamo capito benissimo le dinamiche del caso Almasri, senza bisogno di disegnini e non sono commendevoli per il governo che rappresenta. Come non fu commendevole il viaggio precipitoso di Giorgina a Washington a chiedere il permesso di liberare Abedini ad un presidente eletto ma non ancora insediato.

Nel frattempo le inviamo i migliori auguri per le qualificazioni alle Olimpiadi.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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