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17 settembre 2025
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16 paesi si schierano a protezione della Global Sumud Flotilla
di Viola Fiore

Martedì, sedici paesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta chiedendo protezione per la Global Sumud Flotilla, la flotta di imbarcazioni che trasporta attivisti e aiuti umanitari diretti nella Striscia di Gaza sotto assedio israeliano.

Fra questi non vi è l'Italia nonostante siano numerosi i cittadini italiani impegnati nella missione. Fra questi Antonio La Picccirella, che ha già fatto parte della spedizione precedente, fermata da un abbordaggio in acque internazionali da parte di Israele.

La dichiarazione, rilasciata dal Ministero degli Esteri sudafricano, ha affermato che la missione della flottiglia di fornire aiuti e sensibilizzare l'opinione pubblica sui urgenti bisogni umanitari di Gaza è in linea con l'impegno dei rispettivi governi per la pace e il rispetto del diritto internazionale umanitario.

"Invitiamo pertanto tutti ad astenersi da qualsiasi atto illecito o violento contro la flottiglia, a rispettare il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario", si legge nella dichiarazione.

Ha avvertito che qualsiasi attacco alle imbarcazioni in acque internazionali o la detenzione illegale dei partecipanti comporterebbe l'assunzione di responsabilità.

La dichiarazione è stata firmata dai ministri degli Esteri di Bangladesh, Brasile, Colombia, Indonesia, Irlanda, Libia, Malesia, Maldive, Messico, Oman, Pakistan, Qatar, Slovenia, Spagna, Sudafrica e Turchia.

La Global Sumud Flotilla è salpata da Barcellona, ​​in Spagna, a fine agosto, seguita da un altro gruppo di imbarcazioni da Genova, in Italia, il 1° settembre. Entro il 7 settembre, le navi provenienti da Spagna e Italia avevano raggiunto le coste tunisine, preparandosi a dirigersi verso Gaza per sfidare il blocco israeliano e aprire un corridoio umanitario.

Domenica sera, 16 imbarcazioni erano partite dai porti tunisini di Gammarth, Biserta e Sidi Bou Said, secondo gli attivisti della flottiglia. Le restanti navi ancorate a Sidi Bou Said dovrebbero unirsi a loro in mare prima di salpare per Gaza.

L'attuale convoglio è il più grande del suo genere e mira a sfidare il blocco e a consegnare aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza, dove la carestia ha preso piede a causa della chiusura di tutti i valichi da parte di Israele, che dura da mesi.

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