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16 settembre 2025
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Antimafia: Mauro De Mauro
di Pino Maniaci

Qualche giorno dopo avrebbe dovuto accompagnare la figlia Franca all'altare. Ma Cosa nostra glielo impedì.

Era il 16 settembre del 1970, il giornalista Mauro De Mauro stava prendendo le buste della spesa dalla macchina che aveva appena parcheggiato, quando alcune persone lo circondarono e lo costrinsero a risalire a bordo: "amunì", gli dissero.

Ad assistere alla scena fu proprio Franca, che aspettava il padre davanti l'ascensore di casa e non vedendolo arrivare uscì dal portone: quella fu l'ultima volta che lo vide prima che mettesse a moto e, senza voltarsi per salutarla, ripartisse senza lasciare traccia. Rapito e mai più ritrovato.

Per Leonardo Sciascia De Mauro era il giornalista che «ha detto la cosa giusta all'uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto».

Nel 1962 aveva pubblicato un verbale di polizia, caduto nel dimenticatoio, in cui veniva ricostruita tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma.

Tommaso Buscetta, quindici anni dopo, disse ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che "De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa nostra era stata costretta a perdonare il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa".

De Mauro fu tolto di mezzo perché aveva il vizio di scrivere e riportare fatti su cui era meglio tacere.


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