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Meloni colpisce le vittime
di Elisa Fontana *
Il lato più spregevole che vedo nella indegna campagna di odio scatenata da Meloni e sostenuta dal suo fan club sulla fantomatica violenza di sinistra in Italia fino ad arrivare al rischio delle B.R. non è tanto, o meglio non solo, il palese mendacio politico, la bugia freddamente buttata sul tavolo per galvanizzare le truppe.
No, la cosa che mi fa letteralmente schifo (perdonatemi, chi mi legge sa che non parlo mai in questi termini, ma se in questo frangente ne usassi altri sarei solo ipocrita) è stata la totale mancanza di qualunque rispetto umano per chi di quel terrorismo è stato vittima diretta o indiretta.
E’ il caso di Mario Calabresi e Benedetta Tobagi, figli incolpevoli di quel periodo malato che tolse loro, ancora bambini, i rispettivi padri, che hanno dovuto costruire la loro vita con quel macigno davanti e che oggi vedono quel clima, quell’odio, quelle morti sfruttate con una leggerezza teatrale spregevole e irricevibile. E, infatti, entrambi hanno sentito l’esigenza di scrivere e di schierarsi contro un tentativo così irrispettoso, così indifferente al loro tragico vissuto, così platealmente bugiardo, così intriso di populismo malato.
E Mario Calabresi ha scritto parole sicuramente dolenti, ma che non si prestano a nessun equivoco:
“È fondamentale prendere le distanze da chi inneggia o anche solo ‘giustifica’ l’omicidio di un uomo, ma le vittime degli Anni di piombo non possono essere sfruttate, come si sta facendo in queste ore, per ragioni di campagna elettorale.
La violenza è stata di sinistra e di destra, di matrice comunista e fascista. Accanto al terrorismo brigatista non possiamo dimenticare la stagione delle stragi neofasciste che ha insanguinato l’Italia.
Chi occupa posizioni di responsabilità e guida le Istituzioni dovrebbe fare molta attenzione a raccontare tutta la Storia, a fare i conti con il passato e ad utilizzare con accortezza le parole”.
Sono parole nette, uno schiaffo morale a chi ha cercato di cavalcare per bassi calcoli di bottega un lutto e una perdita che il tempo certamente non può colmare, anche se nella vita si va necessariamente avanti.
Gli hanno fatto eco le parole di Benedetta Tobagi: “Ma di chi parla Meloni? Chi, chi, giustifica e difende? Non si capisce proprio, visto che dall’opposizione politica, anche in Italia, la condanna dell’omicidio è stata a dir poco unanime! E se parla dell’“odio social”, anonimo e fluviale, beh, su che pianeta apparterrebbe solo alla galassia di sinistra e non alla destra? Suvvia! Si evoca un fantomatico clima da ritorno delle Br (!), in un Paese, l’Italia, dove il tasso di omicidi in generale per fortuna non è mai stato così basso (allarmante eccezione all’interno del dato rassicurante: i femminicidi), dove la violenza politica pure, per fortuna, è residuale. E se vogliamo parlare della violenza politica residuale, parliamo dell’aggressione dell’estrema destra alla sede della Cgil per esempio. Parliamo delle frange estreme e dei discorsi d’odio ovunque e da qualunque parte si manifestino, senza generalizzazioni mistificanti!”. E per non dare adito a dubbi ha intitolato il suo post “...ma quale clima da BR?”.
Ecco, questo per me rimane il lato più rivoltante della brillante uscita ducesca, l’aver volutamente disprezzato il fatto che stava parlando sui sentimenti e sul vissuto di persone che, del tutto incolpevoli, hanno pagato un prezzo durissimo sulla loro pelle. Per un pugno di voti, per un pugno di like è stato sceso un altro gradino nella disumanizzazione di qualunque discorso politico, nell’arringare la plebe e farle annusare il sangue, nello scaravoltare totalmente il discorso politico, perché di quello storico non conta nemmeno parlarne.
Questa è la figura istituzionale che dovrebbe rappresentare l’Italia e noi tutti, una militante politica che non è mai uscita dai panni dell’attivista della gioventù missina agli ordini di Giorgio Almirante.
Quella stessa persona che oggi strepita al pericolo terrorismo, ieri andava al funerale di Giuseppe Dimitri, dirigente di AN e Terza Posizione, responsabile di un deposito di armi a Roma condiviso con i Nar di Mambro e Fioravanti, condannato a sua volta per banda armata che, per premio, divenne consulente di Alemanno ministro dell’agricoltura nei governi Berlusconi, quell'Alemanno che ora scrive le lettere dal carcere. Giusto per chiudere il cerchio.
Ecco, questo è il rispetto mostrato nei confronti di chi dal terrorismo ha avuto solo morte e lutti. Ma di che rispetto parliamo ne abbiamo perfetta consapevolezza il 2 agosto di ogni anno e, d’altronde, con queste belle uscite si è solo dimostrato platealmente che di Charlie Kirk alla nostra beneamata e a tutta la compagnia non importa un piffero e che le è solo servito per apparecchiare un disgustoso teatrino. Alla prossima.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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