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Prima i veneti
di
Rinaldo Battaglia *
A Padova il 30 luglio 1944 - quando imperversava la polizia fascista del prefetto Federico Menna aiutato dai fascisti locali e in collaborazione coi 'commercianti di ebrei' guidati da Mauro Grini (fascista ebreo di Trieste), in perfetta sintonia coi nazisti, e dopo le leggi della Repubblica di Salò di Verona del 17/11/1943 - venne arrestato per la seconda volta un anziano uomo di 71 anni (gli aveva compiuti l’8 luglio precedente).
Era un semplice uomo, una vita di lavoro come cameriere ed usciere negli alberghi di Padova fino all’estate del ‘38, quando – non a causa dell’età ma delle leggi razziali del Duce - venne espulso dal mondo del lavoro.
Si chiamava Guido.
Guido Usigli, padovano doc, come suo padre Girolamo e sua madre (cattolica e non ebrea) Allegra Zacutti. Padovano e veneto, ma ‘ebreo’. Anche se al 50%. Grande colpa lo stesso.
Uno che faceva parte ugualmente di una minoranza. Ma si sa, come scriveva già 2 secoli fa Søren Kierkegaard le minoranze, fanno paura al potere perché a priori non succubi: «In ogni campo e per ogni oggetto sono sempre le minoranze, i pochi, i rarissimi, i Singoli quelli che sanno: la Folla è ignorante».
Dopo le leggi di Verona del 17 novembre 1943 e l’apertura nel padovano del campo di Vò Vecchio (3 dicembre ’43) partì nella nostra bella terra veneta la caccia all’ebreo.
E arrestare e quindi vendere un ebreo anziano (valore sulle 3.000 lire ossia 8/9 mesi di lavoro di un operaio) era facile. Poca fatica e soldi sicuri.
Fu tra i primi a Padova ad esser quindi arrestato e deportato a Vò, ma non essendo subito utile al lavoro il 10 dicembre la ‘bontà cristiana del fascio’ intervenne con una circolare interna: gli ebrei ultrasettantenni, gravemente malati o di “razza mista”, potevano essere anche rilasciati ma dovevano essere sempre ‘sotto sorveglianza’. Arrestabili - in altre parole - in qualsiasi altro momento.
Tanto dove potevano andare a quella tarda età, senza lavoro e abbandonati da tutti? Solo a mendicare o cos’altro? Erano già mesi ed anni di fame e carestia per tutti.
Il 17 luglio ‘44 si decise di chiudere Vò Vecchio e spedire tutti gli ultimi deportati rimasti alla Risiera di San Sabba e da qui ad Auschwitz.
Veniva così a mancare un punto riferimento per la caccia all’ebreo in zona, ma nulla cambiò tra la classica indifferenza tipica di noi veneti.
Il 30 luglio Guido venne così ripreso e ri-deportato, ora nelle galere di Verona. Questa volta dai soldati di Hitler aiutati immancabilmente dagli uomini del Duce.
Era ebreo, vecchio, affamato, malandato, 'indegno a vivere': che farne?
Il 2 agosto partì un treno per Auschwitz da Verona: nel convoglio n. 14 vi trovò posto anche Guido. Durò 4 giorni il viaggio dell’agonia, senza acqua, pane e sotto il sole d’agosto.
All’arrivo nel ‘lager dei lager’ quel 6 agosto ‘44 Guido finì le sue sofferenze dentro una camera a gas.
Oggi una pietra d’inciampo lo ricorda a Padova.
A Noventa Vicentina dal 2016 hanno dedicato una via a Giorgio Almirante, megafono antisemita del Duce, firmatario e promotore delle Leggi sulla Razza e della Carta di Verona del novembre '43.
Sulla strada che porta ad Este, a 10 chilometri, c’era il campo di Vò Vecchio.
Se da quelle parti avete una via senza nome, ricordatevi di Guido Usigli. Era veneto, era dei nostri. Perchè no?
Nell’estate 2022 a Treviso un consigliere comunale (cioè scelto dalla cittadinanza) ha chiesto di sostituire il nome di Giacomo Matteotti, su una via della sua città, perché non ‘locale’ (infatti Giacomo Matteotti era di Fratta Polesine, nel rovigotto, veneto sì ma non locale, un veneto meridionale, un veneto ‘terrone’ se vogliano dirla così).
Guido Usigli invece era veneto doc, era ‘locale’.
E quindi la mia richiesta è a pieno titolo. Non diciamo sempre ‘prima i Veneti’?
O solo quando ci serve politicamente, elettoralmente, meschinamente?
Prima i Veneti.
Che Dio ci perdoni, veneti e non veneti.
30 luglio 2025 – 81 anni dopo -
liberamente tratto dal mio 'L'ultimo viaggio da Vò Vecchio ad Auschwitz' - Ed. AliRibelli - 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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