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30 luglio 2025
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Ottanta sfumature di propaganda
di Raffaele Florio

Accordi per nuovi investimenti in Italia: + 80 miliardi di euro. I numeri che la sinistra finge di non vedere. FRATELLI d'ITALIA

Pare che il governo Meloni abbia trovato la formula della felicità: un numero bello grosso, un po’ di fumo negli occhi, qualche meme su Facebook e – soprattutto – un nemico da insultare. Stavolta tocca alla sinistra, colpevole di non inginocchiarsi davanti al nuovo totem del miracolo economico meloniano: 80 miliardi di investimenti stranieri.

Slogan a lettere cubitali: “La sinistra finge di non vedere”. Magari, vien da dire. Il punto è che forse la sinistra, per quanto confusa, ha ancora un barlume di lucidità per chiedersi: ma questi 80 miliardi, esattamente, dove sono?

Eh sì, perché dietro il maxicartellone in technicolor di Fratelli d’Italia, la realtà è meno spettacolare. Quelle cifre, infatti, sono accordi-quadro, memorandum non vincolanti, impegni futuri, slide PowerPoint, conferenze stampa col buffet. E magari qualcuno di quei soldi è lo stesso annuncio ripetuto tre volte in tre lingue diverse.

Microsoft dice che investirà in Italia. Fantastico. Amazon promette nuovi hub. Meraviglioso. Stellantis sposta una linea produttiva. Evviva. Ma se uno prova a sommare gli stessi annunci riciclati, magari arriva pure a 800 miliardi. Basta contare come il ministro Giorgetti dopo l'aperitivo.

Il bello è che i meloniani si offendono se osi chiedere: “Scusate, ma questi investimenti sono già arrivati o sono ancora sulla scrivania di Adolfo Urso accanto alla cornice col Duce?”. Apriti cielo: sei un menagramo, un gufo sinistrorso, un sabotatore dell’ottimismo.

Eppure, nel mondo reale – quello con le bollette, i mutui alle stelle e i giovani costretti a emigrare – non si vede tutto questo Bengodi. L’occupazione stabile arranca, i salari restano fermi, il Sud si desertifica, e la burocrazia italiana fa ancora fuggire più imprese di quante ne attragga.

Intendiamoci: se anche solo la metà di quegli 80 miliardi diventasse reale, concreto, produttivo, saremmo i primi a brindare (con vino rigorosamente italiano, non francese come quello che beccano certi sottosegretari). Ma finché siamo nella fase dell’autoincensamento, quella in cui la propaganda conta più delle fatture, permetteteci di trattenere l’entusiasmo. E magari anche due risate.

Perché ci vuole davvero una certa faccia tosta per accusare la sinistra di “non voler vedere i numeri”, quando il governo stesso si affida più ai manifesti pubblicitari che ai documenti ufficiali. Se chiedi trasparenza sui dati, ti rispondono con un meme. Se fai notare che il PIL cala, ti indicano un tweet di Salvini con la foto di un cantiere.

Alla fine, tutto torna. In fondo, è solo la nuova versione del vecchio trucco berlusconiano: annunciare, esagerare, accusare. Manca solo la finta telefonata di Putin a dire "Complimenti Giorgia, sei una statista mondiale".

E intanto, mentre i conti non tornano e i problemi reali restano sotto il tappeto, Fratelli d’Italia continua a ripetere che la colpa è di chi non crede al miracolo. Come se bastasse una locandina per far fiorire il paese.

Peccato che l’Italia non sia una campagna elettorale. Ma una Repubblica reale, che vive – ancora – di lavoro, sudore e verità. E non di cartelloni.


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