Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
02 luglio 2025
tutti gli speciali

"FAI QUALCOSA"
di Rossella Ahmad

"FAI QUALCOSA"

Due sole parole, in caratteri che nel gergo social equivalgono ad un urlo.

È un musicista famoso che parla, anzi urla, dopo una vita trascorsa a sussurrare con dolcezza - ed inconfondibile calore - di peacetrain, i treni della pace. È Cat Stevens, dal 1977 Yousef Islam dopo una conversione che lo prese letteralmente per i capelli e lo sollevò in alto, salvandogli la vita ed aggiungendo spirito e profondità ad una carriera già pregna di successi.

Non c'è pace, e nessun veicolo che la trasporti, Cat.

Ma c'è tanto ancora da fare per salvare Gaza e noi stessi, ed è giusto urlarlo soprattutto ora, nel momento in cui ci sentiamo massimamente perduti. Squarciare il muro di omertà ed indifferenza, partendo dalle piccole cose che paiono insignificanti. Ma nulla è davvero piccolo e insignificante quando la posta in gioco è così rilevante.

Paradossalmente, sono talvolta le piccole cose ad aprire brecce inaspettate.

Molta gente non sa in realtà cosa fare. Paralizzati nelle buone intenzioni, si lasciano passare gli eventi addosso: troppo vecchi per manifestare, troppo poveri per donare, troppo giovani per leggere e scrivere, troppo timidi per fare sentire la propria voce. Too much.

Eppure, chi abbia la pazienza di dare una scorsa ai commenti al post di Cat/Yousef, un uomo dalla visibilità sconosciuta a gran parte della popolazione terrestre, scoprirà che esiste un intero mondo, per adesso non manifesto, che scalpita per "fare". Non conosce ancora la direzione che debba prendere quest'energia salvifica, ma sa che deve nutrirla. E convogliarla all'esterno, ogni volta che sia possibile.

E che non è assolutamente vero ciò che diciamo nei nostri momenti peggiori, e cioè che sia tutto inutile, vano, sterile. Al contrario, la questione palestinese si regge letteralmente sulle piccole cose, 'che le grandi azioni, quelle dirimenti, non sono mai state riservate al gentile popolo che abita la terra tra il fiume ed il mare.

Prendete la bandiera a quattro colori - anche disegnata in forma elementare andrà più che bene - e lasciate che sventoli sul vostro balcone, che faccia capolino sul retro dell'auto, sulle vetrine del vostro negozio, che penda, minuscola, dalla cerniera dello zaino.

Restano nella mente al pari dell' iconografia sacra, certe cose, come ho avuto modo di sperimentare personalmente.

Indossate una kufiya ogni volta che potete. È incredibile la bellezza che un semplice pezzo di stoffa sia in grado di conferire ad un volto. Boicottate tutto ciò che sia possibile: ricordate che il regime di apartheid sudafricano fu letteralmente seppellito dall'azione di uomini e donne che rifiutarono di essere parte di un sistema di sfruttamento e repressione, di divenirne complici.

TEVA? No, thanks. E poi spiegartelo anche, il perché.

Magnificate dovunque ne abbiate la possibilità, in qualunque contesto, l'azione coraggiosa di lavoratori - come i portuali italiani e greci - che si oppongono al crimine e rifiutano di essere la famosa rotella dell'ingranaggio. E, nel farlo, diventano monito ed esempio per tutti, e ci mostrano che l'ingranaggio di morte si può fermare anche dal basso, se lo vogliamo.

Scrivete Palestina sulle superfici e sulle pareti di questo mondo, con un dito sulla polvere, sul vapore acqueo, sulla sabbia. Qualcuno lo leggerà e ne sarà ispirato.

Piccoli gesti, a portata di mano dei troppo vecchi, dei troppo giovani, dei troppo poveri, dei troppo timidi. E anche di coloro che non sanno da dove cominciare.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale