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01 luglio 2025
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Scuola o base militare?
di Leandro Leggeri

Un messaggio lasciato su una lavagna da membri dell’Aeronautica Militare israeliana (IAF) in una scuola elementare ha sollevato polemiche e interrogativi a livello internazionale.

La frase, apparentemente innocua, recita:

“Cari alunni di 1G,
grazie per averci ospitato,
ci siamo divertiti molto qui!
Con affetto,
i piloti dell’Aeronautica Militare”.

Il testo, pubblicato con entusiasmo sui canali social ufficiali del Ministero dell’Istruzione israeliano, era rivolto agli alunni di una classe tornata a scuola dopo una chiusura di due settimane, coincisa con l’intensificazione del conflitto tra Israele e Iran.

Il tono affettuoso e giocoso ha generato reazioni contrastanti, in particolare quando messo in relazione con il contesto bellico in corso.

Secondo quanto riportato da diversi utenti sui social e da fonti informali, la scuola sarebbe stata temporaneamente utilizzata come alloggio o postazione logistica dai piloti israeliani durante le operazioni militari.

Non è chiaro se la struttura fosse completamente evacuata o se fossero presenti rischi per i civili, ma la scelta di utilizzare una scuola elementare come base temporanea militare solleva seri interrogativi sul rispetto del diritto internazionale umanitario.

Numerosi osservatori hanno sottolineato che, anche in assenza di studenti durante il periodo di utilizzo, l’impiego di infrastrutture civili — specialmente scolastiche — da parte di forze armate potrebbe configurare una violazione del principio di distinzione sancito dalle Convenzioni di Ginevra e da accordi come la Safe Schools Declaration, che Israele non ha sottoscritto ma la cui applicazione è sostenuta da varie organizzazioni internazionali.

Il messaggio è stato percepito da molti come una sorta di "confessione involontaria", in grado di offrire uno spaccato concreto — e forse scomodo — sulle modalità operative adottate durante l’offensiva.

Nessuna dichiarazione ufficiale è stata rilasciata dal Ministero della Difesa o dall’IDF in merito all’episodio. Il post, tuttavia, resta visibile sul profilo social del Ministero dell’Istruzione, come testimonianza di un episodio che, più che suscitare tenerezza, rischia di alimentare un dibattito internazionale sul confine sottile tra necessità militare e protezione dei civili.

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