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01 luglio 2025
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Bayan è sopravvissuta ma altri giovani sono morti
di Rossella Ahmad

Bayan, la giornalista gazawie che da due anni ci fa viaggiare andata e ritorno nell' inferno, è salva.

Almeno lei è scampata all'eccidio in un bar di Gaza, uno dei pochi rimasti parzialmente in piedi e meta quotidiana di giovani, di giornalisti e di artisti, che ne utilizzavano la connessione internet per continuare a comunicare con il mondo.

Nel mese di gennaio di un anno fa, Bayan rinviò a tempi migliori i consueti festeggiamenti per il suo compleanno. Lo chalet sulla spiaggia era stato colpito dalla furia degli aerei coloniali, ed una parte di esso ridotta in macerie,

Ma lo spirito dei palestinesi è pura luce e determinazione e dunque un gruppetto sparuto di giovani, a mani nude e con materiali raccattati qui e là nei cantieri ormai fantasma della striscia, avevano ridato vita a quel luogo d'incontro di fronte al mare.

Restato miracolosamente in piedi fino a ieri, quando un missile israeliano lo ha centrato in pieno, sventrandolo. Ventisei le vittime accertate, un giornalista ed una giovane pittrice gazawie tra esse.

Ed è buffo, perché proprio ieri le pagine sioniste nostrane ammiccavano eccitate alle immagini di un altro chalet sulla spiaggia, anch'esso distrutto mesi fa e con fatica ricostruito da un pugno di volenterosi. Ostinati come solo i gazawiti sanno essere.

Si davano di gomito, in quelle pagine miserabili, esaltati dalla fantasia tutta loro che le immagini curate di un bar trendy potessero seppellire quelle di un genocidio così vigliacco da aver spezzato il fiato a metà della popolazione terrestre.

Sono sopraffatta dalla natura oscura e viscida di taluni. Hanno trascorso gli ultimi due anni delle loro miserabili esistenze nel tentativo metafisico di dimostrare che a Gaza andava in onda, in realtà, una grande sit-com, con attori di tutte le età impegnati h24 per rovinare la splendida reputazione internazionale dei sionisti, dipinti come macellai per puro sfregio antisemita.

Spalmati senza pudore sulle posizioni di uno stato genocida, ne raccolgono ogni istanza senza alcuna motivazione reale che non sia la personale volontà, la scelta deliberata del Male senza rimedio.

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