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30 giugno 2025
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Trump non si fa intimidire da Israele
di Ahmad M. Shakakini

Le parole di Trump contro Israele, quando chiedeva di rispettare il cessate il fuoco con l'Iran, sono qualcosa che non si è mai vista o sentita nella storia dei presidenti USA. Sono certo che quelle parole di Trump contro Israele (accompagnate da parolaccia) abbiano fatto arrabbiare molto i sionisti italiani, USA e arabi.

Negli USA, fino a ieri, parlare di Israele aveva un'abitudine di santità e riverenza non inferiore alla venerazione degli USA per la loro repubblica. La portavoce del Dipartimento di Stato aveva detto solo qualche giorno fa, che "in magnificenza gli USA sono secondi solo a Israele".

Tutti i presidenti USA si sono stufati di Israele, specialmente ai tempi di Netanyahu, perché è noto per la sua facile menzogna anche nelle sue conversazioni con i presidenti USA, ma nessun presidente USA ha colpito pubblicamente Israele. Questo era un tabù e il prepotente, arrogante neofascista Trump l'ha infranto.

Trump è il presidente degli Stati Uniti più potente dall'era di Roosevelt e potrebbe diventare ancora più forte di lui. Il Partito Repubblicano ha sempre mantenuto forte il sostegno a Trump fino a quando l'ala "America First" (molto forte nei media di destra, ma è rappresentata al Congresso solo da due rappresentanti), si è ribellata e lo ha accusato di propendere per "Israel First".

Trump potrebbe, se volesse, capovolgere il mondo di fronte a Israele perché la sua base e il suo partito lo seguirebbero. Israele non è più la "vacca sacra" tranne che per i sionisti cristiani che hanno meno influenza su Trump rispetto ai suoi predecessori, perché è tutt'altro che religioso nonostante la sua pia campagna elettorale.

L'unica speranza di cambiare la politica USA in una direzione meno filo-israeliana risiede nei movimenti di massa di Trump: "America First" e "MAGA".

Questo non significa che si rivolterà contro Israele e sarà ostile a Israele. Ci sono molti calcoli che lo impediscono, e i cristiani evangelici conservatori e i finanzieri sionisti sono un ostacolo, tuttavia il suo partito lo seguirebbe "alla cieca" e il Partito Democratico sa che la sua base non ama Israele: tra la base dei Democratici, l'atteggiamento negativo nei confronti di Israele è aumentato dal 53% nel 2022 al 69% nel 2025.

E poi c'è una concreta speranza nel futuro: fra i giovani repubblicani (tra i 18 e i 49 anni), coloro che hanno un'opinione sfavorevole a Israele, sono passati dal 35% al ​​50%.

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