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30 giugno 2025
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Il morbo di Israele
di Rosa Rinaldi

"...Dottore, sono stato a Gaza con la mia unità per 40 giorni e sono stufo di sparare agli arabi. Cosa dovrei fare?".

"Potresti smettere immediatamente se volessi, naturalmente", disse il medico, "ma non glielo consiglierei. Nemmeno dopo la terapia"."

Questa è una parte dell'articolo dello scrittore Maxim Biller pubblicato su Die Zeit, poi ritirato on line per le proteste ricevute, ma mantenuto in forma cartacea.

(...pensate come sarebbe accaduto se questa battuta fosse stata fatta sui nazisti che sparano agli ebrei...).

Tutto l'articolo è una sorta di capriola semantica che analizza in chiave psicopatologica chi critica Israele che, secondo l'autore, sarebbe afflitto da una forma di malattia.

Chi chiede la fine della violenza soffrirebbe della "coscienza dei nipoti del carnefice" ed è quindi mosso non da ragioni politiche, ma patologiche.

E, in questo capovolgimento semantico, l'assedio di Gaza diventa "strategicamente corretto, anche se disumano".

Siamo arrivati al punto che far morire di fame milioni di persone è considerato una questione strategica, del tutto spogliata da cornici di umanità, moralità e perfino giuridiche.

Questo articolo è stato pubblicato dopo aver superato tutti i controlli editoriali di un organo di stampa rilevante in Germania, in un Paese in cui si può essere arrestati perché si indossa una maglietta contro il genocidio.

Tuttavia questo non accade solo in Germania, ma in tutta l'area occidentale in cui si può essere indagati perché si grida qualche coro contro l'IDF o a favore della Palestina (come è successo ieri al concerto di Glastonbury), mentre i tweet in cui i ragazzi dell'IDF sono considerati dei "ragazzi molto carini che servono il loro paese" (cit Brianna Wu) sono considerati normali.

Siamo al totale collasso di tutte le regole morali: i 'malati" sono considerati quelli che mantengono dritta la barra interna del proprio senso di giustizia.

E che dire di UN Watch (organizzazione apertamente filo-israeliana, accreditata presso le Nazioni Unite...) che pubblica un post che mostra enormi cartelloni pubblicitari che infamano Francesca Albanese a New York?

Come se fosse normale intimidire e minacciare in modo così plateale e mastodontico una rappresentante delle Nazioni Unite. Che ha denunciato il clima apertamente ostile e minaccioso nei suoi riguardi.

Sembra di assistere veramente ad una sorta di morbo, ad un virus che mangia il cervello e la coscienza di chi difende Israele, nonostante l'abisso nero in cui sta facendo sprofondare il mondo.

L'articolo di Miller di cui sopra si chiama "Morbus Israel".

Ecco, mai titolo fu più profetico (anche se non nel senso che gli dà l'autore).

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