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Nel giorno di San Pietro e San Paolo
di
Rinaldo Battaglia *
Al mattino del 29 giugno 1944 nel centro di Civitella in Val di Chiana vi erano molte persone. Era la festività dei Santi Pietro e Paolo. La chiesa di Santa Maria Assunta, per la messa, era stracolma di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.
Improvvisamente dal comando tedesco, partirono tre squadroni della Divisione "Hermann Göring", agli ordini del tenente generale Wilhelm Schmalz: uno destinato a Cornia, l'altro a San Pancrazio di Bucine e, un terzo, il più grande, si riversò nel centro di Civitella.
I tedeschi irruppero nelle case, aprendo il fuoco su chiunque trovassero, uomini, vecchi, donne o bambini. Peggio ancora per chi era in chiesa, mentre si stava celebrando la messa. Entrati i nazisti divisero i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Tra questi il parroco, don Alcide Lazzeri.
Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte.
Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L'orrore di quel giorno fu percepito anche nelle
campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate e ben visto il fumo delle case in fiamme.
Alla fine si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio.
Giuliana e Maria Luisa Lammioni avevano 5 e 2 anni, Tito Burali 4, Elsa Del Cucina 5 anni, Gloriano Poletti un anno e qualche mese, Assunta e Giuseppe Valli rispettivamente 7 e 3 anni. Alcune giovani donne prima di essere uccise vennero - si dice – pure stuprate. Era la legge del più forte, la legge del nazifascismo.
La colpa? L’uccisione di 2 soldati tedeschi la sera del 18 giugno 1944 da parte di un gruppo di partigiani, guidati da Edoardo Succhielli detto "Renzino". L'attività del gruppo consisteva in sabotaggi alle linee telefoniche e ai presidi fascisti e tedeschi della zona; oltre alla cattura di singoli soldati nemici per accaparrarsi le armi e le munizioni o il trafugamento di materiali da depositi e magazzini.
11 giorni dopo la vendetta, la rappresaglia.
A guerra finita si cercò di fare giustizia, fallendo.
Il Tribunale Militare di Roma il 12 luglio 1950 emise dapprima una sentenza di assoluzione per il tenente generale Schmalz. 60 anni dopo il crimine, Wilhelm Schmalz e il sergente Max Josef Milde con sentenza del Trib. Militare della Spezia (sentenza di primo grado n. 49 del 10.10.2006) vennero condannati all’ergastolo e quale responsabile fu condannata anche la Repubblica Federale di Germania. Venne invece considerato decaduto il procedimento a carico del tenente Böttcher Siegfried per decesso dell’imputato durante il dibattimento.
Ma il Tribunale Internazionale dell’Aja con sentenza n. 143 del 03.02.2012 accolse definitivamente il ricorso presentato da parte della Repubblica Federale di Germania sull’illegittimità della condanna (per tutti), cancellando quindi le condanne precedenti, dopo che la Corte Militare Assise, con sentenza n. 72 del 18.12.2007, aveva inizialmente rigettato l’impugnazione riguardante la responsabilità civile della Repubblica Federale di Germania e che anche la Corte di Cassazione, sentenza n. 1072 del 21.10.2008, avesse confermato il ‘rigetto’ delle condanne.
In sede processuale emerse inoltre – stando ad alcune precise testimonianze – ‘la presenza attiva di militi della RSI’.
Una nota ulteriore: la 'salvezza' della ex-Germania Federale quale erede legittima della Germania nazista non è che ha salvato anche la nostra Italia quale erede dell'Italia fascista per i crimini commessi nella ex-Jugoslavia e Grecia nello stesso periodo di guerra mondiale? anche altri paesi avrebbero potuto fare causa questa volta a noi? E così per la ‘giustizia terrena’ tutto finì in questo modo. Il resto è stato tutto rimandato quindi alla Giustizia Divina, e non solo per il sacrificio eroico di don Alcide.
29 giugno 2025 – 81 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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