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Iran: attacco israeliano ricompatta nazione divisa
di Leandro Leggeri
L’attacco militare lanciato da Israele contro l’Iran lo scorso 13 giugno ha generato un effetto inatteso: un’ondata di unità nazionale che ha temporaneamente messo in pausa anni di tensioni interne.
In un Paese segnato da proteste, repressioni e profonde spaccature sociali, la guerra ha riportato in primo piano un sentimento patriottico condiviso, che ha superato le divisioni tra sostenitori e oppositori della Repubblica Islamica.
Tra i volti simbolo di questo momento, l’attore Reza Kianian, figura da sempre critica del regime, che su Instagram ha scritto: “L’Iran ha esistito, esiste e continuerà a esistere.” Intervistato dal Financial Times, Kianian ha ribadito la necessità di autodeterminazione: “Nessuno che vive fuori può dire a un popolo come ribellarsi. L’Iran è il mio Paese, decido io cosa fare.”
Secondo i dati forniti da Teheran, l’offensiva israeliana avrebbe causato 627 vittime e distrutto oltre 120 edifici residenziali, colpendo direttamente la capitale. Israele, dal canto suo, ha denunciato 28 morti e attacchi missilistici su zone civili.
Nonostante l’orrore della guerra, in Iran non si sono registrate proteste anti-regime: anche i più delusi hanno preferito chiudere temporaneamente le divergenze, percependo l’aggressione come un attacco all’intero Paese, non solo al suo governo.
Il regime, consapevole della fragilità del momento, ha adottato una comunicazione più nazionale che ideologica, evitando i toni consueti contro Stati Uniti e Israele. “Una nazione di 90 milioni si è espressa con una sola voce,” ha dichiarato la Guida Suprema Ali Khamenei.
Tuttavia, secondo molti analisti, questo spirito unitario potrebbe durare poco. Le ragioni del malcontento — inflazione, corruzione, repressione — restano irrisolte. Kianian stesso ha avvertito: “Si sono accorti troppo tardi che siamo uniti. Solo quando non c’era altra scelta.”
Come nota lo studioso riformista Fayyaz Zahed, “a salvare l’Iran non è stata l’ideologia, ma la sua storia millenaria. Se il cambiamento arriverà, potrà venire solo dall’interno.”
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