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Israele spara agli affamati in fila ma non si deve dire
di Paolo Mossetti
La perdita del controllo della narrazione porterà, sta già portando molti segmenti filoisraeliani rigidi - ma in generale un po' tutti quei segmenti che hanno goduto per anni di rendite di posizione nel dibattito - a due tipi di reazioni: il convincimento che le loro società siano sempre più antisemite, e quindi giustificanti un atteggiamento ancora più difensivo; e l'idea che la battaglia per la persuasione è ormai persa e tanto vale puntare soltanto sulla censura sul dibattito.
Lo si potrà vedere anche in seguito alla diffusione, globale, dello spaventoso report di Haaretz sulle stragi per il cibo a Gaza.
Cosa ci dice l'inchiesta? Che l’IDF spara intenzionalmente contro civili palestinesi inermi in attesa di un po' di cibo anche quando non rappresentano alcuna minaccia. Ad ammetterlo, diversi soldati e ufficiali israeliani intervistati da Haaretz.
Le testimonianze descrivono l’uso sistematico e ingiustificato di mitragliatrici pesanti, mortai e granate sulla folla, senza alcun tentativo di controllo non letale. Si parla di una prassi normalizzata, basata su un’ideologia di comando perversa e disumanizzante, più che su necessità operative, che porta ogni giorno a decine di morti civili.
Per capire come è stata plasmata la narrazione su Israele in Italia, si consideri che la Fondazione Umanitaria di Gaza (GHF) ente farlocco messo su dagli statunitensi su regia israeliana per usare la fame come strumento di controllo e ricatto, qualche giorno fa è stata difesa dell'ex direttore di Repubblica in un'intervista per un gruppo filoisraeliano radicale, senza alcuno scrupolo, o rilievo critico.
Mentre in Italia politici ex fascisti e gruppi di pressione asfissianti tentano di delegittimare ogni proposta di boicottaggio contro Israele e ciò che oggi rappresenta, tentando di insabbiare la storia, gli stessi soldati israeliani riconoscono l’illegittimità e l’immoralità di quanto accade.
Si tratta di una scelta deliberata, non di errori: un uso sistematico della violenza contro persone affamate.
I segmenti filoisraeliani radicali non sembrano rendersi conto dell'impatto di queste atrocità e dell'impossibilità di silenziare la loro documentazione.
La perdita del controllo della narrazione di cui sopra, di cui la vittoria del 33enne socialista Zorhan Mamdani alle primarie Dem di New York, nonostante i tentativi di cancellazione, è un simbolo, non si tradurrà automaticamente in riforme profonde, anzi. Il rischio è quello di coalizioni illiberali e strette repressive del dibattito sempre più forti, in una postura tutta paranoica, tutta sulla difensiva.
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