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Israele arma una milizia sotto accusa per abusi e rifiutata dai palestinesi
di Leandro Leggeri
Rafah, Gaza Strip – Mentre l’assedio israeliano su Gaza continua a mietere vittime e a provocare una catastrofe umanitaria, una nuova realtà prende forma nel sud della Striscia: una milizia armata da Israele, guidata da Yasser Abu Shabab, è stata oggetto di durissima condanna da parte della popolazione palestinese, che la accusa apertamente di collaborazionismo con l’occupazione israeliana.
Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, la milizia conta circa 400 uomini armati da Israele e opera in una ristretta area di Rafah, vicino alla cosiddetta “zona umanitaria” controllata anche da forze israeliane e da ONG sostenute dagli Stati Uniti.
Nonostante i tentativi della gang di migliorare la propria immagine distribuendo aiuti, i palestinesi hanno respinto con forza questi gesti, denunciandoli come propaganda. Le voci dal territorio sono nette: “Non vogliamo collaborazionisti che si travestono da benefattori. Portano le armi di chi ci bombarda”.
Testimonianze drammatiche raccolte da media indipendenti riportano che miliziani di Abu Shabab avrebbero maltrattato e detenuto civili affamati sulla spiaggia di Rafah, vicino a un sito di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), controllato da Israele e Stati Uniti. Le immagini e i racconti che emergono parlano di violenze, intimidazioni e controllo armato degli aiuti.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lasciato intendere il suo sostegno a questa milizia, considerandola uno strumento utile per contrastare Hamas. Ma il popolo palestinese vede in questa manovra l’ennesimo tentativo di divisione interna e frammentazione sociale sotto occupazione.
Secondo numerosi osservatori, la strategia israeliana di creare “forze locali alleate” ricorda pratiche coloniali del passato. Ancora una volta, sono i civili palestinesi a pagare il prezzo più alto, stretti tra bombe, fame e ora anche repressioni da parte di una milizia considerata da molti “una lunga mano dell’occupante”.
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