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Meloni fa manovre fra NATO e UE
di Elisa Fontana
Vi lamentate sempre che la nostra beneamata presidente del Consiglio non fa altro che cercare di barcamenarsi fra l’amore incondizionato verso Trump e il suo mondo Maga e il dovere mal sopportato verso la UE, di cui l’Italia è Paese fondatore, senza mai prendere una posizione chiara e definitiva.
Ma quando il gioco si fa duro, la Nostra sa dimostrare ampiamente di che pasta è fatta.
E così dopo aver mandato in avanscoperta nei giorni scorsi sia Tajani che Giorgetti a dichiarare che un accordo con Trump sui dazi al 10% è la condizione migliore per la UE, senza stare a contrattare oltre, adesso la nostra Meloni è stata la prima di tutti i leader europei a dire che i dazi al 10% “non sarebbero particolarmente impattanti”.
E Trump applaude soddisfatto, perché probabilmente era questa la cifra a cui mirava fin dall’inizio, come dimostra anche l’accordo con la Gran Bretagna. Ed è chiaro che Trump si trova a gestire un debito pubblico quasi fuori controllo e ogni mezzo è buono per fare cassa, meno chiaro è perché noi non pensiamo al nostro di debito che non è di certo composto da bruscolini.
Infatti, a questa dichiarazione conciliante sui dazi si aggiunge l’aver aderito senza fiatare al 5% del Pil per spese militari quale pizzo da pagare perché gli USA rimangano nella Nato (forse, chissà, vedremo).
Abbiamo promesso senza battere ciglio soldi che non abbiamo nel modo più assoluto, caricandoci di trucchetti contabili come considerare il Ponte di Messina infrastruttura strategica militare, abbiamo ipotecato miliardi che non ci sono fino al 2035, ma abbiamo ottenuto il grande risultato di fare contento il satrapo americano su più piani: quello dell’ego personale che per Trump è il più importante e quello industriale perché la maggioranza dei sistemi d’arma li compreremo negli USA, sempre se troviamo i soldi.
E, non trascuriamolo, anche i venditori di armi nostrani staranno festeggiando e giurando amore eterno a Giorgina. Tanto, poi, se i soldi proprio non ci sono basterà dare una tagliatina allo stato sociale per trovarli.
E temo che tutto questo, negli USA il chiarissimo posizionamento a favore di Trump, in Europa sia anche un tirare la volata alla cara Ursula che sta dimostrando ampiamente di essere stata rieletta con i voti dei socialisti, dei liberali e di parte dei Verdi, ma di governare tranquillamente compiaciuta con il suo partito, il PPE, strettamente alleato con i gruppi di estrema destra che stanno fortemente condizionando la politica della Commissione.
E’ di questi giorni la notizia che la Commissione, su input dei gruppi dell’estrema destra, ha ritirato la direttiva sul greenwashing, cui si è immediatamente aggiunto il ritiro dell’Italia dal sostegno alla direttiva, facendo così mancare la maggioranza qualificata e rendendo vano il lavoro fatto e il compromesso raggiunto. Ma la cara Ursula e il PPE si sono alleati con i gruppi di estrema destra anche sulle politiche contro le Ong, sulla legge contro la deforestazione e con il tentativo di riconoscere come legittimi gli hub di rimpatrio per migranti in Paesi terzi (vi ricorda qualcosa?).
Insomma, davanti ad una apparente UE priva di politica e leadership, c’è in atto un disegno politico ben preciso che non può far certo dispiacere alla nostra Meloni.
Volete sapere l’ultima? Merz ha comunicato l’intenzione di voler entrare nel gruppo informale costituito da Italia, Danimarca e Olanda, gruppo che esiste e si è costituito esclusivamente per inasprire le politiche migratorie. E come bonus di benvenuto ha comunicato che il suo governo ha deciso di interrompere i finanziamenti alle Ong che conducono operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo.
V
Il PPE si sta dando da fare come e meglio di Meloni, che guarda soddisfatta a chi sta facendo il lavoro sporco anche per lei, permettendole così di dedicarsi completamente all’amico Donald. Altro che barcamenarsi, la posta in gioco è alta e lei vuole prendersela tutta, in una manovra a tenaglia che tolga totalmente ossigeno alla già asfittica politica progressista su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Nel frattempo, il gruppo socialista europeo che sostiene la maggioranza della cara Ursula ha dato un ultimatum sulla sua cooperazione con l’estrema destra. O nel prossimo discorso sullo stato dell’Unione si impegnerà pubblicamente nei confronti della maggioranza che la sostiene (PPE, socialisti e liberali) o i socialisti ne usciranno.
Ma sembrano i soliti giochetti: Ursula si potrebbe anche impegnare, mentre Manfred Weber e tutto il PPE continuano ad accordarsi con l’estrema destra, come stanno facendo da mesi. Oppure sarebbe l’occasione buona per cambiare maggioranza e agire alla luce del sole, numeri permettendo. Vedremo, ma l’orizzonte è pieno di nuvole gonfie.
 
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