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Corte dei Conti fa le pulci al governo: non va tutto bene
di Cassiopea
La relazione del Giudizio di Parificazione sul Rendiconto Generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2024 è stata esposta, ieri, dal Presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei conti. La corte contabile ha poi parificato (con eccezioni) il Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2024.
Si tratta di un rilevante appuntamento istituzionale.
Subito dopo è entrata in scena la spettacolare pervasività del sistema mediatico al tempo della Meloni; e abbiamo dunque, assistito a diverse tecniche di manipolazione delle informazioni e a quelle dell’occultamento dei fatti e degli eventi, operate direttamente dagli uffici interni dei media mainstream in sintonia con le cancellerie e le centrali di intelligence.
Infatti, è passato il "tutto va bene madama la marchesa" tipo: “la Corte dei conti promuove il governo italiano”.
(Come me la vedo brutta disse la marchesa camminando sugli specchi.)
Ora perfino Meloni sa (o dovrebbe sapere) che la “Corte dei conti” è un organo con funzioni di controllo e giurisdizionali, previsto dagli articoli 100 e 103 della Costituzione italiana, che la ricomprende tra gli organi ausiliari del Governo. Ausiliari appunto.
Non boccia ne promuove esercita un controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo; e un controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato.
E, aggiungo ora, per chiarire meglio, che per la verità, nonostante la Corte dei conti non sia una organizzazione rivoluzionaria trozkista, ieri, il Presidente nel corso della sua requisitoria sul rendiconto generale dello Stato dopo che la magistratura contabile ha passato al setaccio le asperità del Bilancio dello Stato ha detto semplicemente (basterebbe leggere il pdf del link, ma Meloni non lo legge e Donzelli e molti altri al governo non sono capaci)
1) fase di moderazione del ciclo economico. Il nostro debito pubblico ha visto aumentare l'incidenza sul nostro pil di 7 decimi di punto, «collocandosi al 135,3%, ed è previsto in crescita nell'esercizio in corso (136,6%) e nel prossimo (137,6%) per collocarsi su un percorso di riduzione nel 2027 (137,4%)». (Mi spiego? Tutto va bene madama la marchesa, eh lo dicono i numeri. Da 137,6 a 137,4)
2) Evasione fiscale. “Pochi controlli, solo automatismi” dice il Presidente trockista. L’evasione degli autonomi è stimata al 65% e per quella dell’Iva: “Siamo tra gli ultimi in Europa”. L’uomo che avrebbe considerato Fanfani un pericoloso comunista ha detto ieri che i Magistrati contabili nutrono una severa preoccupazione per le rottamazioni delle cartelle esattoriali “preoccupante tema degli omessi versamenti” (che cazzo je frega a Salvini e a chi lo vota?) e che la maggior parte degli introiti fiscali deriva da errori o omissioni nei versamenti individuati tramite controlli automatici. Va quindi valutata, dice il Presidente, la necessità di «potenziare adeguatamente il sistema della riscossione coattiva, consentendo all'Agente nazionale della riscossione di svolgere le azioni necessarie per il recupero del credito, e andrebbe riconsiderata la disciplina degli accertamenti susseguenti all'estinzione delle società, allo scopo di contrastare la prassi di chiudere quelle indebitate con il fisco e proseguire artificiosamente l'attività con una nuova società».
3) Liste d’attesa per le visite mediche sono vergognose. “È necessario rimettere al centro del villaggio salute il professionista sanitario (il medico e l'infermiere) in modo che, adeguatamente remunerato, (dice proprio adeguatamente remunerato, il trozkista) possa essere determinante nei processi decisionali e di gestione delle strutture deputate alla cura”
4) Spiagge: proroga balneari sia l'ultima, e vigilare su mafie. (Presidente mafie? La mafia come sanno tutti non esiste). Il Procuratore generale: auspica: “che l'ulteriore congruo periodo di proroga» delle concessioni balneari «sia effettivamente l'ultimo e che si ponga in essere, nella fase delle gare, una scrupolosa vigilanza per evitare, o almeno contenere, l'infiltrazione della criminalità organizzata nelle procedure. Occorrerà un lavoro di costante sinergia tra magistratura, autorità amministrative e forze di polizia».
5) Salari troppo bassi. E già, ha detto proprio così. (Basterebbe leggere: salari tropo bassi) “il tema dei livelli salariali dovrà essere opportunamente valutato anche in una ottica di attrattività del settore pubblico rispetto al privato”
6) Lo Smart working nel pubblico. “Opportunità per le amministrazioni, finalizzate a perseguire una concreta flessibilità organizzativa, efficienza dei mezzi ed implementazione della digitalizzazione in un'ottica di tangibili miglioramenti nei servizi offerti alla collettività”
7) PNNR. Controlli antifrode dei fondi europei; la Corte dei conti invita a “riflettere. «La complessità e diversificazione che caratterizzano attualmente il sistema dei controlli antifrode dei fondi europei e del Pnrr rendono utile una riflessione strutturale e sistemica a livello nazionale»
8) Capitolo sugli scappati di casa (no questo lo dico io) il Presidente, che ha studiato (mica come me) parla delle: «peggiorate condizioni di crescita, il rialzo dei tassi di interesse e i risvolti di cassa del Superbonus» (risvolti di cassa del Superbonus che tradotto vuole dire “nun ciavemo na lira se semo spesi pure er ciborio) e che il costo di Superbonus e Bonus facciate (quello degli scappati di casa) per le casse pubbliche è stato di circa 170 miliardi di euro. In poche parole: "La misura è ben lontana dal ripagarsi da sé".
9) Sulla Difesa scelte difficili della politica. A poche ore dalla conclusione del vertice Nato, durante il quale sono stati approvati i nuovi target di spesa del 5% per la Difesa entro il 2035, la Corte dei conti parla anche dei rischi legati a questi impegni. E’ stato ricordato che in un quadro macroeconomico “assai instabile, su cui pesa in maniera determinante lo scenario internazionale ancora più complesso rispetto allo scorso anno”, “rimane di attualità il tema dei finanziamenti al settore della difesa”. E “con il rischio di una espansione del conflitto russo ucraino ai limitrofi paesi aderenti alla Nato, l’adesione all’alleanza atlantica vieppiù impone delle riflessioni sul tema delle spese militari”.
Tutti i media oggi, e per tutti i media intendo tutti i mezzi di comunicazione unidirezionali, ossia un emittente comunica qualcosa a un ricevente, ma il ricevente non ha alcuna possibilità di fare lo stesso. Ecco tutti i media unidirezionali riferiscono che la Corte dei conti promuove il governo Meloni sul PiL e debito pubblico. E aggiungono, che la Corte ha confermato, senza riserve sostanziali, (dicono proprio così "senza riserve sostanziali") la bontà dell'operato del governo Meloni in materia di finanza pubblica.
La unidirezionalità della comunicazione rappresenta in realtà non un fatto strutturale propositivo nella democrazie rappresentative, bensì l’elemento essenziale della crisi di democrazia dei sistemi politici parlamentari nel capitalismo.
La mancanza di partecipazione popolare ai mezzi di comunicazione di massa è alla base della mancanza di partecipazione politica, di produzione culturale, di circolazione delle idee, di sviluppo di un immaginario soggettivo e collettivo che vada oltre la riproduzione di stereotipi e di quello che possiamo definire “pensiero prevenuto” alla Meloni.
Facciamo finta che tutto va ben.
 
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