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Don Milani e i resistenti. L'obbedienza non è più una virtù
di Franca Zanaglio
"[...] Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra "giusta" (se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c'erano dei civili, dall'altro dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altro soldati che avevano obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i "ribelli" quali i "regolari"? [...]" (da "L'obbedienza non è più una virtù").
Il 26 giugno 1967 moriva don Lorenzo Milani, un profeta del pacifismo e dell'obiezione di coscienza in Italia.
Le parole di Don Milani sulla Resistenza e sulla guerra partigiana rimandano al diritto alla lotta armata del popolo palestinese.
Nessuna guerra è buona ma se una forma di guerra giusta dev'esserci è quella di difesa di un popolo oppresso e invaso contro il suo oppressore e invasore.
Non è questo il caso dell'Ucraina, poiché le terre oggetto del contendere sono patria per i Russi che da sempre ci vivono, assorbite dallo stato ucraino per l'atto di donazione di Kruscev, a titolo di risarcimento, nel 1956 e vessate dal governo centrale di Kiev.
Penso però che Don Milani, molto più autorevole e credibile di me, non sia tacciabile di pacifintismo.
L'anno dopo Martin Luther King jr il 4 aprile e Robert Francis Kennedy il 6 giugno, entrambi portavoce di un sempre più numeroso movimento pacifista negli Stati Uniti, l'uno instancabile predicatore dell'obiezione di coscienza e l'altro candidato alle presidenziali dato per favorito, pericoloso per l'industria delle armi e per Israele come lo era stato suo fratello John, nel pieno della guerra in Vietnam vennero uccisi, facendoci hanno fatto credere che siano stati uccisi da un razzista e da un "siriano".
L'anno successivo Henry Kissinger rivolto al suo staff di collaboratori "Non posso credere che una potenza di quarto ordine come il Vietnam del Nord non abbia un punto debole."
Nonostante l'eliminazione dei "nemici interni" la macchina da guerra americana andò a sbattere contro la fortezza Vietcong, demolita da Ho Chi Min e dal Generale Giap.
Ora dopo quasi sessant'anni siamo tornati indietro, stiamo rivivendo l'epoca in cui le parole disarmo e non belligeranza gettano nuovamente scandalo.
Noi che sognavamo la venuta dell'era dell'Acquario" nel XXI secolo, siamo costretti ora a ripercorrere l'incubo delle generazioni che ci hanno preceduto.
La follia della corsa agli armamenti all'inizio del Novecento, che poneva fine alla Belle Epoque ed apriva gli orrori della Grande Guerra e del Secondo conflitto mondiale, la leggevamo sui libri di Storia e pensavamo che il nostro mondo ne fosse definitivamente vaccinato.
Invece siamo di nuovo in balia di governanti che ci stanno trascinando verso la catastrofe, dalla quale diversamente rispetto alle precedenti sarà impossibile risollevarsi.
Pertanto siamo chiamati a disubbidire, ogni piccolo gesto di disubbidienza può compore un importante e corale gesto di ribellione a questo stato di cose.
Obiettare, disubbidire, boicottare sono i verbi del nostro presente civile.
"Possano le tue scelte riflettere le tue speranze non le tue paure." Nelson Mandela
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