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Strage di via D'Amelio, indagini non si possono ancora chiudere: nuove prove
di Santina Sconza *
Ogni tanto escono nuovi documenti che potrebbero portarci alla verità.
Agenda rossa cercata per mari e monti e adesso spunta forse una pista- Il telegiornale Rai News Sicilia ci racconta una storia: c'è un documento tra le carte processuali che non è stato mai preso in considerazione.
E' con questo documento, redatto da Arnaldo La Barbera, capo della Mobile di Palermo, che si consegna a Giovanni Tinebra, procuratore della Repubblica di Caltanissetta "uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle e una agenda appartenenti al giudice Borsellino”.
Il pool di Caltanissetta guidato dal procuratore De Luca ha disposto la perquisizione in casa del defunto procuratore Tinebra e in quelle dei figli.
La nota stampa della Procura della Repubblica di Caltanissetta del 26 giugno 2025 è firmata dal procuratore De Luca.
Che il procuratore Tinebra fosse chiacchierato lo sapeva tutta Catania, dove tutti sanno ma il silenzio è omertoso.
Nella Procura di Catania il Presidente del Tribunale dei minori Gianbattista Scidà cercò di scoperchiare segreti imbarazzanti riguardanti alcuni magistrati, ma fu lasciato solo, fummo pochi a stargli accanto fino alla morte.
Giovanni Tinebra faceva parte di una loggia coperta a Nicosia come emergerebbe da alcune intercettazioni in un'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli negli anni Novanta.
Tinebra era ben accolto in tutti i salotti bene, persino al club della Stampa e lo vedevi passeggiare per la strada che porta ad Acicastello a piedi con la scorta proprio in quel periodo in cui i magistrati erano presi di mira.
Come abbiamo già scritto, si vuole insabbiare la pista fascista sulle stragi Capaci e via D'Amelio, ma l'avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, ha presentato una nuova memoria difensiva al tribunale di Caltanissetta.
È stata ritrovata una prova documentale, la quale attesta che il magistrato Paolo Borsellino voleva che Alberto Lo Cicero fosse inserito nel programma di protezione e che fosse interrogato dalla Procura di Palermo.
Alberto Lo Cicero non era un mafioso ‘punciuto’ ma era cugino del boss Armando Bonanno, autista del boss di San Lorenzo e membro della Cupola di Cosa nostra Mariano Tullio Troia, detto 'u Mussolini' per le sue simpatie di destra.
Quindi Alberto Lo Cicero conosceva molti segreti tra cui quelli dell'onorevole Guido Lo Porto, prima deputato regionale in Sicilia e poi sottosegretario alla Difesa.
Guido Lo Porto fu arrestato nel 1968 insieme al killer neofascista Pierluigi Concutelli.
Lo Cicero conosceva molto bene l'onorevole Lo Porto per averlo incontrato più volte nella villa del boss Lorenzo Mariano Tullio Troia.
Quindi Lo Cicero poteva benissimo testimoniare i contatti tra mafia ed esponenti fascisti.
È chiaro che l'indagine sulla strage deve essere riaperta e deve essere ascoltato il fratello, Salvatore Borsellino.
* Coordinatrice Commissione Mafia e Antimafia dell'Osservatorio
 
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