Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
26 giugno 2025
tutti gli speciali

Una legge sul fine vita che toglie speranza a chi soffre
di Elisa Fontana

La sentenza della Consulta che nel 2019 apriva ad una legge sul fine vita conteneva quattro semplici indicazioni che qualunque legge il Parlamento avesse deciso di licenziare, doveva contenere: patologia irreversibile, dipendenza del paziente da un trattamento di sostegno vitale, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, paziente pienamente capace di prendere decisioni consapevoli.

La Corte aggiungeva, inoltre, che queste condizioni avrebbero dovuto essere verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente e apriva al richiedente la possibilità di chiedere cure palliative. Che è esattamente la legge che ha fatto la Regione Toscana, nell’inerzia della politica nazionale, permettendo ad un malato di accedere per la prima volta al suicidio assistito qualche mese fa.

Bene, adesso il governo, dopo aver portato avanti su un testo una mediazione politica con tutti i partiti, necessaria e indispensabile su una legge che coinvolge la libertà di coscienza di tutti, viene fuori con una bozza di legge totalmente diversa da quella discussa, che sembra scritta dai movimenti più radicalmente avversi a queste questioni.

E infatti, nell’incipit di una legge che dovrebbe normare il suicidio assistito leggiamo che «il diritto alla vita è diritto fondamentale della persona in quanto presupposto di tutti gli altri”.

E ancora: la Repubblica tutela la vita di “ogni persona, dal concepimento alla morte naturale, senza distinzioni”, incipit che potrebbe sembrare del tutto fuori contesto in una legge che deve regolare il suicidio assistito. Ma che ha un suo intrinseco perché, in quanto quel richiamo al concepimento va direttamente a minare il quadro su cui si basa la legge 194 sull’aborto e che potrebbe diventare un ottimo appiglio giuridico per chi, domani, volesse provare a scardinarla.

Ed ecco che l’apparente incongruenza di un richiamo alla vita in una legge sul suicidio assistito cade clamorosamente e lascia scoperti i maneggi di questa maggioranza. Che non sono finiti qui, ovviamente.

Mentre, infatti, la Corte Costituzionale apriva alla possibilità del richiedente di accedere volontariamente a cure palliative prima di chiedere definitivamente il suicidio, la bozza di legge della maggioranza, nel suo disegno di un vero e proprio percorso ad ostacoli contro persone già duramente provate dalla vita, prescrive l’obbligatorietà del ricorso alle cure palliative, il che vuol dire che se l’interessato dovesse rifiutare perderebbe il diritto ad accedere al suicidio assistito.

Ora, il malato che in Toscana ha avuto accesso al suicidio assistito aveva scelto di provare prima le cure palliative che, nel suo caso, avevano avuto l’effetto opposto: aggravare insopportabilmente una situazione già insopportabile.

Ma al di là di questo c’è un’altra situazione che l’allegra compagnia al governo fa finta di non conoscere: le cure palliative non sono distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. E in quelle regioni dove non ci sono o sono a macchia di leopardo, cosa fa un malato gravissimo in condizioni immaginabili a tutti tranne che a costoro? Comincia a vagare da un posto all’altro? Rinuncia a chiedere il suo diritto ad una morte dignitosa?

Ma la sadica caccia al tesoro continua. Mentre la Corte Costituzionale ha prescritto la verifica delle quattro condizioni necessarie ad una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere di un comitato etico territorialmente competente, i nostri splendidi creatori di corse ad ostacoli hanno tirato fuori dal cilindro un comitato etico nazionale composto da 7 membri nominati direttamente dal presidente del consiglio.

Quindi avremo un comitato etico nazionale, il cui parere è obbligatorio e vincolante, tutto di nomina politica, quando la Corte Costituzionale aveva previsto di coinvolgere i Comitati etici già esistenti e attivi nelle strutture sanitarie pubbliche.

E caso mai ci fosse qualche malato particolarmente tignoso, i misericordiosi hanno pure previsto che se riceve parere negativo non possa ripresentare un’altra richiesta per 48 mesi, anche se la malattia si aggrava. Che, per un malato in condizioni inumane, sono un lasso di tempo superiore all’eternità, a riprova che lo spirito cristiano che anima questa maggioranza è indiscutibile.

Come è indiscutibile la ferma volontà di tener fuori da questa legge il Servizio Sanitario Nazionale, appaltando il tutto ad un comitato etico nazionale nominato direttamente dal conducator in sella in quel momento e lasciato in balia delle ideologie di turno.

C’era già pronta la legge regionale della Toscana che è semplice, chiara e, soprattutto, sposa integralmente i criteri indicati dalla Corte Costituzionale. Si sarebbe potuta recepire in toto o farne la base per una legge simile, ma chi li avrebbe poi sentiti tutti i movimenti della galassia radicale pro vita?

La destra al governo ha preferito creare una bozza di legge che non si sa davvero se sanzionare di più per aver consapevolmente disatteso le prescrizioni della Corte Costituzionale o per la cattiveria umana di cui trasuda. Attendiamo serenamente il dibattito che scaturirà fra tutte le forze politiche.

Noi, infatti, possiamo permetterci di aspettare serenamente, i malati gravissimi e irreversibili certamente no. Ma a chi interessa? A questo governo non si direbbe.


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale