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Spesa per la difesa: non è vero ma ci credo
di
David Cappellini
Gli stati UE commissariati Nato credono davvero che sia necessario potenziare gli eserciti nazionali con 800 miliardi di Rearm e portando le spese militari al 5% del pil? Temono veramente la spada di Damocle delle poco probabili atomiche iraniane o le fantomatiche invasioni delle armate russe fino al Tago e al Douro?
Una parte dell'opinione pubblica segue davvero questa narrazione propagandata dall'informazione di regime ed è la parte che inneggia ai valori occidentali da esportare, alle guerre giuste, al diritto di difendersi e alle bombe intelligenti. Sono quelli dello "scontro di civiltà" quando c'è da invadere l'Iraq o l'Afghanistan, del 7 ottobre e del febbraio 2022 come pietre miliari della difesa del diritto internazionale, gli stessi che tacciono se si attacca uno stato sovrano sfruttando semplici illazioni e si massacra un intero popolo inerme senza pietà.
Loro ci credono, temono di vedere i cavalli dei cosacchi abbeverarsi alla fontana di Trevi e di ritrovarsi con le loro donne rinchiuse nel burqa.
Poi c'è un'altra fetta della pubblica opinione, per fortuna in aumento, che non crede ad una parola stampata o detta dai giornalisti servi degli editori azionisti delle industrie militari. E questi sono definiti i putiniani, gli antisemiti, i pacifinti.
Ma la realtà è molto più prosaica: l'unico veicolo di profitto per le malandate economie europee, Germania in testa (prevista crescita del pil a zero o addirittura contrazione dello 0,2%) e anche per quella statunitense (pil che rallenta stimato sotto al 2% e indebitamento oltre il 120% del pil, per 36.220 miliardi di dollari) è l'industria militare.
Non a caso si è subito sfilata la Spagna, che nel secondo trimestre 2025 ha visto il PIL crescere dello 0,60% rispetto al primo e che ha una previsione di crescita quest'anno del 2,8% tendenziale, nettamente al di sopra della media europea, che sarà dello 0,9% (con la miracolosa Italia meloniana allo 0,7).
Quando ci si schiera per il riarmo bisognerebbe conoscere questi dati, perché è la realtà economica a determinare le scelte, non le paure irrazionali e nemmeno gli alti ideali. Arrivare a spendere il 5% del pil in armi, entro il 2035, equivale a dissanguare le altre voci di spesa che ha uno stato, dedicate alla scuola, alla sanità e al welfare.
Tanto più che è in vigore il patto di stabilità firmato a gennaio dal governo, che impone di rientrare nel rapporto deficit pil a zero e di portare il debito pubblico al 60% del pil (attualmente sono rispettivamente al 3,3% e al 132% per 3000 miliardi).
Come farà quella dispensatrice di promesse alla Presidenza del Consiglio, a non toccare nessuna voce di spesa tagliandola, per mantenere l'impegno preso? Tanto più che questo governo di incapaci conclamati, non ha nel DNA politiche espansive, ma solo tagli lineari e stimolo dell'offerta?
Mistero, con la propaganda cercheranno di far uscire i conigli dal cappello, ma saranno conigli mannari...
 
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