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25 giugno 2025
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Il re cieco e sordo
di Rinaldo Battaglia *

Se molte colpe del ventennio fascista vanno inevitabilmente imputate al Duce, non è che il Re Vittorio Emanuele III fosse escluso dal gioco. Anzi.

E se, nel ‘46, l’Italia scelse la Repubblica fu indubbiamente la diretta conseguenza o – volendo - il giusto ‘premio’ ai comportanti della Corona. Se durante ‘la marcia’, infatti, il Re era caduto nella trappola preparata da Mussolini e non aveva capito per tempo il rischio corrente, in altre occasioni non seppe minimamente correggere il tiro, assumendosi pesanti responsabilità.

Dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, il 25 giugno 1924 ben 130 deputati di quasi tutto l’arco parlamentare decisero che il giorno dopo, il 26 giugno, non sarebbero rimasti dentro la Camera, come solenne e democratica protesta contro la violenza e i soprusi dei fascisti di Mussolini: era stato ucciso uno di loro, un rappresentante dello Stato, dagli uomini del Capo del Governo.

Mai successo prima in Italia, da quando era stata creata. La chiamarono ‘secessione dell’Aventino’ riprendendo ricordi lontani dai tempi di Roma. Si riunirono nella ‘sala della Lupa’ di Montecitorio, oggi nota – non a caso - come sala dell’Aventino e decisero, convinti, di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non chiariva la propria posizione a proposito della scomparsa del leader socialista.

«I rappresentanti dei gruppi di Opposizione, riunitisi oggi a Montecitorio, si sono trovati d’accordo nel ritenere impossibile la loro partecipazione ai lavori della Camera, mentre la più grave incertezza regna ancora intorno al sinistro episodio di cui è stato vittima l’on. Matteotti. Pertanto i suddetti rappresentanti deliberano che i rispettivi gruppi si astengano dal partecipare ai lavori parlamentari della Camera, e si riservano di constatare quella che sarà l’azione del governo e di prendere ulteriori deliberazioni».

Con queste parole comunicarono la loro scelta il 26 giugno.

Il Re – che in base allo Statuto allora vigente e in quanto Capo dello Stato avrebbe avuto tutti i poteri, legali e formali, per sostituire Mussolini – fu più volte interessato anche da altri importanti esponenti dell’opposizione ed invitato ad intervenire, ma ancora una volta fece finta di nulla. Anzi si dice che, in un incontro ufficiale ai primi di novembre 1924, a Ivanoe Bonomi (che vent’anni dopo, dal 18 giugno 1944 al 19 giugno 1945 guiderà il governo post Badoglio e gestirà la difficile fase del fine guerra) Vittorio Emanuele rispose di ‘essere cieco e sordo’ e pertanto non poteva capire e sapere le violenze del capo del Governo e delle sue camicie nere.

Fu così che il Duce si sentì forte, protetto ed autorizzato e il 3 gennaio 1925 lo farà ben capire alle opposizioni, col suo discorso in Parlamento, ufficializzando, a tutti gli effetti, la dittatura. Anche a chi non voleva ‘vedere e sentire’. Le parole usate non lasciavano dubbi alla Storia: “ Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi”.

Il tutto coerente peraltro con la precedente minaccia – nel famoso ‘discorso del bivacco’ - quando sempre Mussolini, il 16 novembre 1922, alla Camera dei Deputati nella richiesta ufficiale di fiducia per far partire il suo primo governo, urlò senza tanti giri di parole: «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.»

E’ sorprendente che in Italia, oggi, pochissimi conoscano questi fatti storici, così importanti e determinanti e sottovalutino, parimenti, i crimini di Mussolini e le forti responsabilità del Re nel condividerli. Pochissimi sanno, così nessuno giudica. Perchè?

Immanuel Kant, oltre due secoli fa, diceva che "la mancanza di capacità di giudizio è ciò che viene chiamato ‘stupidità’, e per una tale mancanza non vi è niente che possa aiutare"….. Che avesse ragione?

25 giugno 2025 – 101 anni dopo - liberamente tratto dal mio ‘A Podhum io scrivevo sui muri’- ed. Ventus/AliRibelli – 2022

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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