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Strategia dei Brics anche di fronte alle aggressioni occidentali
di Sandro Valentini
Anche in questa pericolosissima aggressione Israeliana e statunitense all'Iran, la strategia di Russia e Cina e più in generale del mondo dei Brics è di evitare il confronto militare diretto e aperto con l'Occidente.
Non perché non abbiano la forza militare per rispondere militarmente alle sistematiche aggressioni, ma perché lo scontro militare diretto porta alla guerra generalizzata, forse a una guerra nucleare.
Gli Usa, pur in declino sul terreno economico, sono a tutt'oggi una superpotenza militare. Il loro bombardamento all'Iran, i cui effetti sono stati tutto sommato modesti, aveva probabilmente proprio lo scopo di mostrare al mondo la loro grande potenza militare.
Mosca e Pechino sono consapevoli di tale forza e puntano su una strategia di allargamento e di crescita della potenza economica dei Brics (ultimo paese approdato è il Vietnam) per contrastare il militarismo occidentale, che inevitabilmente, nel determinare continuamente guerre, si avvita sempre di più nella crisi economica e sociale in cui tragicamente versa.
È questa la contraddizione del capitale finanziario. Per sopravvivere ha bisogno di generare guerre per contrastare il mondo che cambia, ma così decreta la sua sconfitta storica. Ovviamente un nuovo ordine mondiale multipolare non si realizza sulle macerie di una guerra nucleare, ma appunto evitando politicamente e diplomaticamente il terreno funesto militare.
Non è un segno di debolezza, come molti pensano. Al contrario, Russia e Cina, nel mostrare al mondo anche la loro potenza militare che gli Usa non possono sottovalutare, ricercano costantemente soluzioni pacifiche, coscienti che la difesa della pace, pur fatta a brandelli dalle oligarchie finanziarie (e Israele è una roccaforte avanzata dei gradi fondi di investimento, solo così si comprende come possa un piccolo Stato di 7 milioni di ebrei essere una potenza regionale in Medio Oriente in possesso di armi nucleari) sia la condizione necessaria per affermare il multipolarismo.
I Brics non rispondono alla guerra con la guerra ma puntano sul logoramento economico e sociale dell'Occidente collettivo. D'altronde, la situazione economica degli Usa con la guerra di Israele all'Iran e il loro intervento diretto, con la guerra dei dazi, con il crescente processo di de dollarizzazione e un debito pubblico totalmente fuori controllo, non hanno la forza di rispondere alla grande economia dei Brics.
Trump pare sempre più condizionato dallo Stato profondo, dai grandi fondi di investimento in cui le lobby sioniste giocano un ruolo importante. Il suo elettorato è diviso ed è diviso il suo mondo Maga. Allora ha giocato la carta militare per non perdere consensi, per riaffermare una leadership in crisi.
Ciò produce nel breve e medio termine effetti devastanti. Ma alla lunga se i Brics, come credo, mostreranno una tenuta di lungo respiro e una visione strategica saranno in questo confronto di logoramento vincenti.
Come dice Putin, Russia e Cina non sono i promotori di un mondo multipolare, questo è un dato oggettivo. Russia e Cina tentano invece di definirne forme e regole del mondo multipolare. E questa grande battaglia non è - lo ripeto in continuazione - un invito a un pranzo di gala. Non è una passeggiata. È un percorso lastricato anche di sofferenze e sangue, di atroci accadimenti.
Ma la difesa della pace, messa costantemente in discussione dalle oligarchie finanziarie, che controllano Stati occidentali importanti e stanno determinando fiammate di guerra civile negli Usa, è la bussola di orientamento di Mosca e Pechino, e l'Iran è parte di tale formidabile disegno.
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