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Pienamente consapevoli del potere delle parole
di Rossella Ahmad
Un gruppo inutile. Così gran parte dell'opinione pubblica israeliana definisce i palestinesi di Gaza, invocando per essi una morte straziante.
Non vorrei fare qui una carrellata delle citazioni di opinionisti, politici, religiosi, intrattenitori, militari: sono tutte contenute nel database Law4Palestine, registrate a futura memoria, quando la legge internazionale delibererà che sia giunto il momento di perseguire tutti coloro che hanno reso possibile, facilitato e giustificato questo infame genocidio. Termine che fatico ad associare a qualsivoglia aggettivo, perché nella sua solennità contiene già in sé tutti i possibili aggettivi dell'orrore.
I giuristi di quasi tutto il mondo concordano: è genocidio quando le azioni perpetrate da un gruppo di potere mirano all'omicidio pianificato ed allo sfollamento forzato del tutto intenzionale di un popolo in quanto tale, secondo la definizione che ne dà il Lemkin Institute for Genocide Prevention.
E non c'è dubbio su quale sia la natura dell'azione israeliana a Gaza.
Se ne facciano una ragione anche gli opinionisti nostrani. Anzi, vadano a studiare, prima di aprire bocca a vanvera.
Non solo: si parlava di genocidio già durante la campagna di massacri del 2014. Un genocidio al rallentatore, fu definito al tempo dal Tribunale Russel che giudicò profondamente disturbanti gli incitamenti in tal senso da parte di ampi settori della società israeliana, innescati dalle dichiarazioni genocide dell'ex ministra di ascendenza ashkenazita e sefardita Ayelet Shaked.
L'accelerazione devastante degli ultimi due anni, per cui il genocidio da strisciante è divenuto conclamato, è il segno evidente della grande fretta che israele ha di realizzare la sua agenda espansionistica, non solo in Palestina ma in tutto il quadrilatero sghembo che nei suoi sogni dovrebbe delimitare il territorio della Grande Israele. Un incubo messianico, i cui confini sono arbitrari ovviamente.
Per adesso il quadrilatero comprende i paesi incidentalmente citati in un testo apocrifo, scritto da chissà chi e con gli intenti ben conosciuti di conquista e rapina.
Non si sentano troppo al sicuro gli apologeti occidentali di questa aberrazione della storia e della logica spicciola. Nulla vieta a costoro di "ritrovare" prima o poi un frammento apocrifo del testo sacro e trasformare le villette a schiera di Parabiago e Cornaredo in un inferno in terra.
La realizzazione di questo progetto anti-storico e anti-logico prevede la distruzione propedeutica di ogni sacca di resistenza ad esso. Lo abbiamo visto: nel corso di questi due anni, le armate coloniali di cui Israele rappresenta la testa d'ariete hanno lavorato in concerto non soltanto contro Gaza, ma anche contro la Siria, il Libano, lo Yemen ed ora l'Iran. Utilizzando lo stessa schema fraudolento di sempre.
L'attacco all'Iran, in particolare, non è soltanto il tentativo di coprire un genocidio che non è più possibile nascondere, come pur giustamente scrive Paola Caridi. È la fase finale di un attacco concentrico e premeditato per stroncare gli ultimi focolai di resistenza in Medioriente.
E, ancora una volta, bisogna sottolineare il baratro morale in cui sono precipitati i media. Le parole di Navi Pillai, Procuratore del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, riprese dal Fatto Quotidiano di ieri, sembrano scritte per loro: “Eravate pienamente consapevoli del potere delle parole (…) Senza armi da fuoco, machete o altre armi fisiche, avete causato la morte di migliaia di civili innocenti”.
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