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17 giugno 2025
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Etica dei media: l'apologia di assassinio è sdoganata
di Sandro Valentini

Uccidere Khamenei sono i titoloni di molti media. La Repubblica si distingue, è la punta di diamante di tale orrida comunicazione.

Non si tratta di un titolo esagerato, ma di un preciso segnale culturale e politico: “Uccidere Khamenei”, in caratteri gridati, è qualcosa che va ben oltre la cronaca. È una legittimazione della guerra d’aggressione, dell’omicidio politico, della disumanizzazione selettiva.

È una frase che in altre epoche avrebbe fatto inorridire le coscienze. Oggi invece, con inquietante naturalezza, si presenta come realismo geopolitico. Inoltre se un giornale occidentale può titolare come legittima possibilità l’assassinio del capo supremo di uno Stato sovrano, allora significa che la guerra totale non è più un tabù. È diventata una scelta politica accettabile.

Il titolo non è tra virgolette per distanziarsene, bensì per farne lo strillo principale della giornata. Viene usato il verbo “uccidere” con una leggerezza tabloid per riferirsi alla massima autorità di uno Stato sovrano. È un atto che – se rivolto, ad esempio, a un presidente occidentale – sarebbe considerato impensabile, scandaloso, criminale. Invece qui diventa quasi un’esortazione o un "pensiero strategico.

Chi legge, recepisce come “naturale” che si possa assassinare un capo di Stato straniero se “nemico” dell’Occidente. Se un giornale arabo scrivesse “Uccidere Netanyahu”, il mondo urlerebbe al terrorismo. Qui invece la stessa formula diventa una proposta strategica, addirittura un’apertura diplomatica: togliete di mezzo l’uomo e tutto si sistema.

Uno schema che ha già generato una catena di disastri: Stati distrutti, massacri, migrazioni.

Siamo a una terribile etica di guerra, spudorata, cosa peggiore basata su un intollerabile doppio standard in cui la barzelletta dell'aggredito e dell'aggressore si ripropone come azione preventiva contro possibili intenzioni degli aggrediti e nella formuletta portiamo la democrazia. Insomma la propaganda di sempre.

PS. Ma questo Papa non ha nulla da dire?

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