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Pakistan, un paese complesso
di Rossella Ahmad
L'Iran non ha l'arma nucleare, ma il Pakistan sì. Lo scrivo come dato di fatto, senza inutile vanagloria.
Ricordo che vi fu un periodo in cui gli scienziati nucleari pakistani venivano sterminati come le mosche in Gran Bretagna. Delitti inspiegabili, scrivevano i tabloid, alla ricerca di risvolti pruriginosi. Al tempo - ero molto piccola e leggevo le notizie sui rotocalchi comprati da mia madre - non capivo ovviamente nulla di geopolitica. Registravo il fatto e basta. Molto dopo invece ho compreso. Il chi, il come, il perché e soprattutto il da chi.
Pur essendo un paese islamico, comunque, il Pakistan ha sempre rivestito scarso interesse per ciò che mi riguarda. Nel periodo in cui mi occupavo di geopolitica mediorientale, del Pakistan ricordavo giusto la faccenda degli scienziati, la prima presidente del consiglio donna, Benazir Bhutto - paese islamico, pensate. Acchiappino e portino a casa gli islamofobi travestiti da femministi d'antan - ed il commovente discorso che il delegato pakistano all'ONU consegnò ai posteri nell'imminenza della creazione dello stato d'Israele: "Abbiamo fatto il possibile per evitare questa disgrazia. Dio ci è testimone. La nostra unica consolazione è che gli imperi nascono e poi decadono, e solo in questo risiede la nostra speranza".
Un paese complesso, comunque, nella cui politica è difficile addentrarsi.
Mi ci sono addentrata invece qualche tempo fa, in occasione di un episodio che dà la misura di ciò che significhi il termine "democrazia" per i pirati internazionali e di come lo applichino, soprattutto per gli unternenschen.
Nel 2022, capo del governo in Pakistan era Imran Khan. Nato da famiglia notabile, laureatosi in PPE all'università di Oxford, campione di cricket, lo sport nazionale del paese, di bell'aspetto e di fluente eloquio, era amatissimo in Pakistan, soprattutto dalla popolazione più giovane. Sposato dagli anni '90 con l'ereditiera inglese Jemima Goldsmith, intima amica della principessa Diana, al tempo fidanzata a sua volta con un cardiochirurgo pakistano, era classificato come la personalità più ammirata del paese e la dodicesima a livello mondiale.
Tutto questo terminò bruscamente nell'aprile 2022, con un impeachment su cui gravava il sospetto di interferenze statunitensi. Anzi, più che il sospetto, la certezza. Nel mese di marzo dello stesso anno, un mese prima del voto per l'impeachment del primo ministro, alcuni funzionari del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, tra cui l'assistente del segretario di Stato per l'Ufficio degli affari dell'Asia meridionale e centrale Donald Lu, si incontrarono con l'ambasciatore del Pakistan a Washington, con i militari del Pakistan e con altri funzionari. Secondo i resoconti dell'incontro, autenticati da The Intercept e da altri media, i funzionari statunitensi criticavano il Pakistan per la sua neutralità nel conflitto tra Russia e Ucraina e per la sua vicinanza a Mosca e "suggerivano" di rimuovere Imran Khan dalla sua carica, avvertendo di possibili rappresaglie in caso contrario.
E poiché i suggerimenti dei pirati internazionali sono sempre presi in considerazione, Imran Khan fu defenestrato, nel mezzo di imponenti manifestazioni a suo sostegno nel paese.
Il nuovo governo si è comunque dimostrato all'altezza del precedente. Ha reiterato non soltanto gli speciali legami con la Russia, ma soprattutto con l'Iran, di cui è il primo alleato ed a cui ha espresso piena solidarietà per gli attacchi ingiustificati e in flagrante violazione del diritto internazionale.
Tutto questo mentre il primo mondo, il nostro, si spalma vergognosamente sulle posizioni piratesche di uno stato genocida, senza sentire il bisogno di sotterrarsi.
Democrazia, così la chiamano.
Urge revisione accelerata di tutte le proprie certezze.
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