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Scrittrice iraniana spiega quello che non vogliamo sentire
di Rosa Rinaldi
E mentre oggi tra i proclami a difesa di Israele si ritrova un popolo invertebrato che va dai renziani fino a Pillon (che ha riscoperto, signori i diritti dei gay!) passando per Radicali, Berlusconiani ed ex sessantottini, tutti avvocati difensori del "terrorismo a fin di bene",
Sahar Delijani, scrittrice iraniana scrive:
"Sono nata in una prigione iraniana.
I miei genitori sono stati rinchiusi nelle loro prigioni. I miei zii giacciono nelle loro fosse comuni.
Non c'è nulla che possiate dirmi sui crimini del regime iraniano che io non abbia vissuto in prima persona.
Questo non significa che io voglia che la mia gente venga bombardata, mutilata, uccisa, che le loro case siano in rovina. Se la vostra visione di liberazione passa solo attraverso la distruzione di vite innocenti, allora non è la libertà che cercate".
E, anche:
"Sì, il popolo iraniano combatte da decenni contro una brutale dittatura.
No, questo non giustifica in alcun modo l'atto di guerra palese e immotivato commesso da Israele contro la terra e il popolo iraniani.
La regione rimarrà in fiamme finché continueranno i massacri e la fame a Gaza, finché persisteranno la distruzione e l'espropriazione in Cisgiordania.
Nessuno conoscerà la pace, la libertà, la dignità e la prosperità finché non la conosceranno i palestinesi.
Non andremo da nessuna parte. Siamo qui e combatteremo l'uno per l'altro.
Non solo contro la guerra, ma contro ogni traccia di regime autoritario fascista, violento e guerrafondaio che ha portato alla rovina noi e la nostra regione",
Siamo tornati alla democrazia esportata con le bombe.
Da parte, poi, di pedoterroristi, criminali di guerra e contro l'umanità
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