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Israeliani non hanno mai sperimentato una guerra sulla loro pelle
di Stefano Masson
L'antropologia superomistica dell'israeliano medio si fonda su tre assunti: invincibilità, intangibilità, impunità di Israele.
A ben vedere, però, oltrepassando la superficie giornalistica e propagandistica, si tratta di una nazione che non si trova coinvolta in una vera guerra dal tempo del conflitto del Kippur. Almeno due generazioni vi sono cresciute senza esperire realmente che cos'è una guerra.
E quindi i tre assunti, perso il contatto con il dato di realtà, hanno preso i contorni del mito, della narrazione, dell'articolo di fede fermissimamente creduto e ossessivamente recitato.
Israele è abituata a portare morte, non a riceverla. Già il confronto con Hezbollah fu alquanto destabilizzante. Israele sterminò e devastò, ma la resistenza dei miliziani libanesi bastò a diffondere il panico.
Da allora, soltanto un interminabile tiro al piccione sui popoli in ciabatte. Divenuto ormai un diportistico, letteralmente, tiro a segno su bimbi e ragazzine. Qualcosa che facciamo fatica persino a immaginare, ma che al superuomo israeliano viene con scioltezza, davvero al di là del bene e del male.
Il problema è che, dalle "narrazioni" su sé stessi, prima o poi ci si risveglia. E il risveglio non è mai piacevole. Anzi, spesso mette in moto un micidiale processo decostruttivo rispetto all'identità originaria. E quel problema per l'israeliano medio è iniziato.
Se il senso d'impunità gli viene ancora perfettamente garantito dall'Occidente collettivo, per solidale suprematismo colonialista, nella narrazione sull'invincibilità al contrario si avverte qualche scricchiolio, paradossalmente messa in crisi proprio dall'infinito martirio palestinese, dalla straordinaria (quella sì, "oltreumana") resilienza dei "sottouomini".
E ora, lo scontro con l'Iran fa saltare, in una forma spettacolare, abbondantemente inattesa, il mito dell'intangibilità d'Israele.
Israele ha scatenato la tempesta sull'Iran, ma sta ricevendo colpi di vento che è impossibile ignorare. E pure piuttosto scenografici.
Dobbiamo sperare che risultino salutari anche per quell'israeliano medio che si è posto da gran tempo fuori dall'Umanità tout court.
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