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14 giugno 2025
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L'abitudine di Milka
di Rinaldo Battaglia *

Furono vari i campi di concentramento fascisti nell’Abruzzo ai tempi del Duce.

Il principale era ad Agnone, pochi km da Isernia, sito nell’ex Convento S. Bernardino, che divenne dal 14 giugno 1940 (84 anni fa come oggi) un luogo di detenzione per ebrei, rom, sinti di nazioni nemiche, molti slavi.

Un anno dopo fu promosso – questa la dicitura del Ministero dell’Interno – specificatamente a “campo di concentramento per zingari” con una capienza da 150 persone. Gestito dal comm. Guglielmo Casale, poi dal Commissario Giuseppe Cecere e dalla direttrice Amalia Vacalucci, venne chiuso il 2 giugno ‘43. Molti i deportati spediti poi nei lager nazisti.

Anni dopo un deportato, italiano sinti, Mitzi Herzemberg, ricordava che spesso gli uomini venivano portati fuori a scavare buchi per le mine, che servivano a ritardare l’avanzata alleata, e di come le guardie fasciste inferivano con punizioni durissime sui prigionieri. A quel tempo Mitzi aveva quattordici anni, lavorava in cucina e cercava di passare un po’ di cibo ai suoi familiari. Un giorno se ne accorsero, venne portato fuori per essere fucilato. Si salvò solo perché all’ultimo momento la sua pena fu commutata in “bastonature e segregazione”. Qualcuno capì – sebbene la sua scuola fascista – che aveva solo 14 anni e una madre che stava morendo di fame.

Alla fine della guerra, Agnone fu adibito a convitto e, dal 1970 ad oggi, a casa di riposo per anziani.

Sotto la targa all’ingresso, posta solo nel 2013, nei Giorni della Memoria del 2019 un allora ragazzo del paese, Romolo Ferrara, ha ricordato con le lacrime agli occhi «le file di persone, incolonnate, che furono fatte scendere dai vagoni e guidate fino alla detenzione».

Presente alla cerimonia era arrivata da Firenze anche una giovane signora. Veniva al posto di sua madre, Milka Emilia Goman, deceduta l’anno prima, nel 2018, e che spesso tornava ad Agnone, anche per parlare agli studenti del locale liceo.

Milka era stata deportata con la famiglia quand’era bambina, a 6-7 anni, nel 1941. Un giorno, pochi anni, fa volle tornare in quel luogo di sofferenze, riconobbe la sua cella e guardando le sbarre alle finestre si sentì male. Fu subito soccorsa e appena in paese si sparse la notizia, un vecchietto, informato dal nipote Sergio (Sergio Haldaras), capì chi fosse. Era stata sua amica e compagna di sventura. Si rincontrarono, forse 70 anni dopo. Anche il nonno di Sergio era presente alla cerimonia e prese la parola per ricordare Milka.

«Teneva sempre in tasca del pane temendo di rimanere senza cibo. Era un’abitudine nata dopo la liberazione dal campo, proprio a causa della tanta fame patita all’interno dell’ex convento». Che strana abitudine, l'abitudine di Milka, vero?

Ad Agnone il professore del Liceo Scientifico “Giovanni Paolo I”, Francesco Paolo Tanzi, chiese più volte la testimonianza di Milka per i suoi allievi, affinché capissero.

Fortunati gli studenti di Agnone ad aver avuto come maestro di vita un professore del genere e donne come Milka, che non vollero arrendersi al male subìto ma che – come tante Liliana Segre – insegnarono la forza della vita e la vittoria sul crimine del nazifascismo, magari tenendosi sempre in tasca un pezzettino di pane. Per non dimenticare di ricordare.

Che Dio ci perdoni. Soprattutto quando non avremo più Milka, Liliana, Sylva, Piero e tutti gli altri martiri, sopravvissuti per ricordarci di tenere gli occhi aperti. Sta a noi raccogliere il testimone.

In Khorakhanè (A forza di esser vento) nelle parole in romanes alla fine della canzone, De André diceva «Chi sarà a raccontare, chi sarà? Sarà chi rimane. Io seguirò questo migrare. Seguirò questa corrente di ali».

Dobbiamo essere ali e in volo, con la forza del vento e a forza di esser vento, portare queste testimonianze ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Le ali esistono per muoversi, altrimenti non hanno motivo di esserci. E da anni forse le stiamo perdendo. Ricordiamoci, pertanto, ogni giorno possibilmente la causa della strana abitudine di Milka.

14 giugno 2025 - 85 anni dopo - traendo libero spunto dal mio ’La colpa di esser minoranza’- ed AliRibelli – 2020

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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