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Vittime di mafia: Luisa
di Pino Maniaci
Luisa era felicemente sposata con il brigadiere dei carabinieri Antonio Mascione e dalla loro unione era nata Cinzia.
Vivevano a Milano, nel quartiere Baggio: lei era originaria di San Severo ma il lavoro di Antonio, presso il reparto investigativo dell'Arma, l'aveva portata al nord.
Lui, all'inizio di giugno del 1975, venne contattato da due ragazzi che volevano vendergli delle informazioni su un grosso traffico di droga di una delle prime 'ndrine presenti in Lombardia.
Mascione cominciò ad indagare: vennero organizzati degli incontri, che però fallirono. I due, intanto, pretendevano di ottenere la somma pattuita per la loro "collaborazione". Si convinsero che il denaro si trovasse a casa del brigadiere e nel pomeriggio del 14 giugno bussarono alla sua porta: rispose Luisa, le dissero di essere amici di suo marito e lei li invitò a recarsi in caserma.
Poco dopo si ripresentarono ma stavolta entrarono con la forza. Misero l'appartamento sottosopra alla ricerca dei soldi ma non si limitarono a quello. Legarono Luisa al letto, la stuprarono e la seviziarono per ore, sotto gli occhi terrorizzati della piccola Cinzia, di appena diciotto mesi. Poi l'omicidio con un coltello da sub, e la fuga con sessantamila lire, i risparmi dei due giovani sposi.
Non si fermarono nemmeno di fronte al pianto disperato di quella bambina di poco più di un anno, costretta ad assistere a un orrore senza fine.
Il corpo di Luisa fu ritrovato sul pavimento della camera da letto, seminudo e coperto di sangue, con le braccia piegate sul capo, come per proteggersi. Una violenza feroce, inaudita.
Poche ore dopo, fu lo stesso Antonio Mascione ad arrestare i due assassini: il diciassettenne Abramo Leone e Biagio Jaquinta, che invece di anni ne aveva ventidue. Per loro si aprì un processo, che si concluse con una condanna esemplare: ergastolo, senza nessuna attenuante, nemmeno quella della minore età. Per la prima volta anche un minorenne venne condannato al carcere a vita.
I funerali di Stato di Luisa furono celebrati in tre città: Milano, San Severo e San Nicandro Garganico.
Oggi un intero quartiere a San Severo porta il suo nome ma altrove in molti l'hanno dimenticata: a noi il compito di fare memoria e far conoscere la sua storia il più possibile, soprattutto alle nuove generazioni.
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