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Popolo iraniano serra i ranghi di fronte all'attacco
di Leandro Leggeri
Dopo i raid israeliani contro i siti nucleari iraniani di Fordow e Isfahan, un video girato nelle strade di Teheran ha fatto il giro dei social.
Una donna senza hijab – un gesto oggi illegale, e spesso associato alla protesta contro il sistema – prende la parola tra la folla e chiede che l’Iran costruisca la bomba atomica e chiuda lo Stretto di Hormuz.
Attorno a lei, uomini e donne, giovani e anziani, gridano insieme: "Costruite la bomba!".
Non è solo rabbia. È dignità. È il riflesso naturale di un popolo che, di fronte all’attacco esterno, riscopre l’unità.
Chi in Occidente pensa che l’Iran possa crollare sotto le bombe o le sanzioni non ha compreso nulla della profondità del sentimento nazionale iraniano. In realtà, la storia mostra che sono proprio le minacce dall’esterno a rafforzare la coesione interna.
L’Iran è un Paese millenario, orgoglioso, sovrano. E nei momenti di crisi, persino chi contesta alcune regole o rivendica cambiamenti sociali sa riconoscere dove sta la priorità: difendere la nazione.
Non si tratta di aderire al regime, ma di difendere l’indipendenza e la dignità collettiva.
Israele, con i suoi attacchi illegali, non ha indebolito l’Iran. Al contrario, ha fatto ciò che i nemici dell’Iran temono di più: ha riunito un popolo.
E quando anche l’opposizione interna si alza a chiedere deterrenza, significa che il Paese è vivo, lucido, e pronto a resistere.
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