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Antimafia: i tre Carabinieri
di Pino Maniaci
Tre ragazzi con i loro sorrisi. Si chiamavano Mario D'Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici. Erano tre carabinieri, tutti accomunati da un sogno: riscattare la loro bellissima terra da quel cancro mafioso che il 4 maggio 1980 aveva ucciso il capitano Emanuele Basile.
Mario era arrivato a Monreale pochi giorni dopo quell'omicidio. Originario di Roma, a soli 26 anni prese il ruolo di comandante della compagnia e sin da subito portò avanti le attività investigative che erano costate la vita a Basile, avvalendosi della preziosa collaborazione di Giuseppe e Pietro.
Quando arrivò in caserma, D'Aleo non passò inosservato: alto, di bell'aspetto e poi quel sorriso, che andava via quando si rendeva conto che quel territorio così ricco di storia e di cultura, era in mano ai mafiosi che lo deturpavano con i loro traffici illeciti e il sangue di tanti innocenti.
Erano passati tre anni dall'uccisione di Basile e il 13 giugno 1983 toccò al capitano che aveva preso il suo posto. Stava rientrando a casa, in via Scobar a Palermo, accompagnato dai suoi due collaboratori, quando tre sicari di Cosa nostra fecero fuoco assassinando D'Aleo, 29 anni, l'appuntato Bommarito, 38 anni, e l'autista Morici, 26 anni, cresciuto nel negozio di alimentari della madre, accanto alla caserma dei carabinieri.
Per quella strage furono condannati all'ergastolo, in quanto mandanti, Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Giuseppe Farinella e Nenè Geraci. Gli esecutori materiali, invece, furono individuati in Angelo La Barbera, Salvatore Biondino e Domenico Ganci.
Oggi però il nostro pensiero va a loro. A quei tre giovani carabinieri, medaglia d'oro al valor civile, brutalmente assassinati perché non si erano voltati dall'altra parte, in un periodo storico in cui in pochissimi osavano contrastare la mafia, o anche solo parlarne.
Non dimentichiamo i loro volti, i loro sorrisi: condividete questo post per mantenere viva la memoria.
 
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