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13 giugno 2025
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Londra doppia faccia con Tel Aviv: sanziona ministri ma addestra l'esercito
di Leandro Leggeri

Mentre oltre 55.000 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dall’ottobre 2023, il governo britannico continua ad addestrare sul proprio territorio membri dell’esercito israeliano (IDF). A rivelarlo è stato lo stesso Ministero della Difesa in una risposta parlamentare, come riportato in un’inchiesta di Middle East Eye pubblicata il 12 giugno 2025.

Il sottosegretario alle Forze Armate, Luke Pollard, ha ammesso che l’addestramento è in corso, definendolo parte del "coinvolgimento difensivo di routine" tra Regno Unito e Israele. Una routine che stride fortemente con le immagini quotidiane di distruzione, fame e morte provenienti da Gaza, dove secondo le Nazioni Unite la popolazione civile è ora minacciata da una carestia imminente.

Il governo di Londra, da un lato, cerca di ripulire la propria immagine internazionale con gesti simbolici come le sanzioni contro i ministri israeliani di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, vietandone l’ingresso nel Regno Unito e congelando eventuali beni. Dall’altro, però, continua a garantire supporto militare diretto a quello stesso esercito accusato da esperti, ONG e organismi internazionali di crimini di guerra e atti genocidari contro i civili palestinesi.

Questa evidente contraddizione ha generato indignazione anche all’interno delle istituzioni britanniche: oltre 300 funzionari del Foreign Office hanno scritto una lettera aperta al ministro degli Esteri David Lammy, denunciando il rischio di “complicità” del Regno Unito nell’aggressione israeliana.

Secondo la missiva, l’azione militare di Israele evidenzia una crescente "disregard" per il diritto internazionale, aggravata dalla continuità nelle esportazioni di armi da parte di Londra verso Tel Aviv e dalle visite ufficiali di esponenti israeliani nonostante le accuse pendenti a livello internazionale.

Sanzioni da vetrina e cooperazione militare dietro le quinte: la politica britannica verso Israele mostra una doppia faccia che, ancora una volta, sacrifica la coerenza diplomatica e i principi umanitari sull’altare degli interessi strategici.

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